Malerba e l’omonimo incendiario Ep d’esordio

Rilasciato un'Ep al fulmicotone dalla band punk/hardcore. Canzoni che urlano in faccia l'intento di svelare menzogne e luoghi comuni, spacciati troppo spesso come verità assolute

Esiste un’attitudine generale e sistematica che vuole una necessaria patina di tranquillità e benessere nel delineare i moduli più ricorsivi della narrazione contemporanea: corpi sani e atletici, vite meravigliose colte in attimi di relax a cinque stelle preferibilmente immerse in location mozzafiato ed esclusive, città che mettono in bella mostra soltanto le parti più appetibili del loro tessuto lacerato, aperte campagne dal gusto ossessivamente bucolico con alberi secolari e campi sterminati di girasoli che sembrano l’eterna parodia di scenari degni di un noto marchio alimentare. Chi vive fuori dalla pubblicità sa che non è così. O meglio, sa che dietro questa patina consumista c’è dell’altro, dell’altro che mette crudelmente in mostra le lacerazioni di cui è in gran parte composta l’esistenza.
Questo lo sanno bene i Malerba, e lo sa bene il funesto demiurgo che accompagna per mano i brani dell’Ep d’esordio uscito lo scorso 28 maggio.

Sei tracce di rabbia e nervi, suonate con un cuore punk dal tiro hardcore che in non pochi punti strizza l’occhio anche al trash metal di vecchia scuola.

Il disagio cronico della provincia ingoiata dal cemento e dalla superficialità, l’urgenza di una generazione che vorrebbe esprimere ciò che è al meglio ma si trova costantemente di fronte ad un muro, l’accenno a sentieri occulti che potrebbero riscattare il grigio circostante in virtù di una nuova e costante rinascita, sono questi i temi maggiormente affrontati dal cantato giustamente scomposto e urlato su un tessuto di ritmi nervosamente serrati risaltato da chitarre acide e taglienti. Ed è una scelta che sottolinea quella che è la terapia d’urto che propongono i Malerba: aggredire a pieno viso tutto ciò che sostanzialmente è una menzogna spacciata come verità assoluta, spesso ammorbidita dalle pieghe del luogo comune.

In un Ep suonato con una decisa marca identitaria e una coerenza di genere, il brano che forse spicca di più e che da solo potrebbe considerarsi emblematico di questo lavoro d’esordio è “Ciampino pagana”: un pezzo pensabile come il manifesto di un certo tipo di disagio, dove le «anime restano qua» e nel degrado della villa «brucian le ali». I corpi allora si gonfiano di «bile e malinconia», ma nonostante tutto quello che resta è un grido quasi metafisico che vuole infrangere una realtà ormai soffocante a favore di una nuova, stavolta pagana, il che significa alternativa (dando una risposta, volendo, alla gabbia senza via d’uscita cantata in “M.P.O.”) a quella esaurita che ogni giorno ci scivola addosso.
Degna di nota è anche una cover dei Gang Green (“Alcohol”): una scelta precisa che conferma ancor di più la scelta dei Malerba di porsi in un contesto e in una “tradizione” ben delineata, certamente molto più vicina ad un ambiente anglosassone (con una genealogia che potrebbe andare dai Misfits in poi) piuttosto che ad uno “nostrano”. Anche per questa ragione è apprezzabile la scelta del cantato in italiano che, oltre ad un’ovvia praticità di comprensione, sembra voglia definirsi, se non come micro-modello, almeno come un solco entro cui altre band della provincia potrebbero trovare stimoli.
L’Ep si chiude con una featured track (TRISTO, nelle parti rap di “Fallout”) che entra in dialogo con uno dei generi che maggiormente ha messo in mostra tutte le contraddizioni e i disagi della provincia: l’incontro col Rap dà vita ad un crossover che se da una parte si può considerare come un genere consolidato, soprattutto nelle province limitrofe alle grandi aree metropolitane, dall’altra dà un segnale non trascurabile: probabilmente il modo più congeniale per migliorare e permettere un riscatto delle zone più assoggettate ad un certo tipo di svuotamento è proprio l’unione di voci che giorno dopo giorno si impegnano a toccare la crudeltà del quotidiano. Sporcarsi le mani per mandare in frantumi tutte le maschere delle menzogne che creano un senso diffuso e immeritato di arresa e frustrazione, farlo con tutti i mezzi che sia hanno a disposizione: un urlo, una distorsione acida, un groove pesante e nevrastenico, uno scratch, delle rime scomode ma autentiche.

Mario Cianfoni

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2 Comments

  • All inizio risulta strano questo genere in italiano ma alla fine ti prende ugualmente ,anzi sappiamo cosa urlare
    Mi piacciono a primo impatto. Bravi i ragazzi!!!

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