L’interpretazione dei sogni [ 3 ]

"L’interpretazione dei Sogni" è da ritenere una delle pietre angolari della scienza psicoanalitica: noi di Uki siamo essenzialmente junghiani, ma fu certamente Sigmund Freud a definire l’analisi del sogno come la via regia verso l’inconscio. Un compendio sulla realtà dei sogni, che volge ad una migliore comprensione del mondo onirico e di sé stessi. Continuiamo il nostro viaggio parlando di cosa il sogno ci fa vedere... Il dramma onirico è composto da ricordi o da materiale nuovo e mai visto prima? È una semplice attività della memoria o forse vuole dirci altro?

In seguito alle scoperte freudiane C.G. Jung dimostrò che il sogno non poteva essere solo un «appagamento camuffato di un desiderio nascosto» ma era qualcosa di più complesso: i sogni erano indipendenti sia dalla nostra volontà sia dalla nostra coscienza, gli oggetti e le persone di un sogno non sono sempre investiti di un desiderio – sessuale o non – mancato. Ne consegue la rilevanza degli strati più profondi e i sedimenti depositati nel tempo: un tempo che per Freud si limitava alla sfera individuale, mentre per Jung abbraccia la storia dell’umanità (“Inconscio Collettivo”).
Oltremodo, dal momento che la realtà è solo un artificio dell’Io, ogni essere umano imposta la sua vita sul significato che lui e solo lui da ad uno specifico fatto o evento: fa o non fa una cosa, solo sulla base di quella realtà a cui vuol dare credito, per poi scoprire che era una cosa falsa, ipotetica oppure vera. Ecco che dall’Inconscio Collettivo, dove risiedono gli Archetipi che predispongono i sogni, il “significato” si converte nella soggettività e nell’esistenzialità di ognuno di noi.
In aggiunta, la coscienza è comune sia alla veglia sia al sogno: entrambi sono “stati di coscienza”, se non fosse che i sogni sono più sottili. Dobbiamo tenere a mente che la neurobiologia e la fisica quantistica dimostrano che il cervello non fa distinzione tra ciò che immaginiamo e ciò che è l’osservazione concreta della realtà. Dunque qual è e cos’è la vera realtà? Qual è la distinzione tra veglia e sogno? In entrambe si verifica un collasso di onde di possibilità – del cervello e della mente – e una separazione tra soggetto e oggetto. La vocazione della nostra natura, di chi siamo veramente, è sovente espressa da una “voce interiore” (“Daimon”) che giace nell’inconscio più profondo: esso ci conosce bene; rimanendo in suo ascolto sarà la ‘sua’ voce a sussurrarci la terapia del benessere per l’esistenza!

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Come abbiamo detto, è difficile che il sogno, nella costruzione del dramma onirico, crei qualcosa dal nulla: da qualche parte deve pur prendere il materiale che ci presenta.. dopotutto la creatività si definisce come il saper riutilizzare ciò che si ha a disposizione, non creare dal nulla.

Quello che il sogno ci fa vedere

Quindi secondo Freud tutto il materiale che costituisce il contenuto del sogno deriva in qualche modo dalle esperienze che abbiamo vissuto.
Quello che ci porta a credere che il sogno sia dotato di una capacità creatrice indipendente è che il materiale presentatoci non ci sembra nostro, non ricordiamo di averlo mai visto o vissuto, quando siamo svegli.
Ma come dicevamo: se il sogno è espressione di noi, come i pensieri, è mai possibile che possa aver creato qualcosa che sia da noi assolutamente indipendente? Scavate un po’ e vedrete che piano piano tutto diventerà più chiaro.

Esempio di sogno numero 1

Freud racconta che una famosa personalità del suo tempo gli presentò un sogno: questa personalità vide il cortile della propria casa ricoperto di neve. Tra la nave c’erano delle lucertole, che la personalità decise di rifocillare dandogli un pianta, il cui nome era Asplenium. Ora, la cosa strana è che questa personalità, per quanto erudita, non conosceva il nome latino delle piante, o almeno solo di poche, ma allora come aveva fatto a sognare che quella pianta si chiamava in quel modo? Il caso volle che questa personalità, 16 anni dopo il sogno, scoprisse che molto tempo prima aveva trascritto per una sua conoscenza vari nomi delle piante, tra cui il famoso Asplenium. Capite? La personalità non ci aveva fatto caso, ma quella briccona della memoria aveva immagazzinato l’informazione e al momento opportuno l’aveva tirata fuori! Assurdo no?
Quindi possiamo dire che è un fenomeno comune che il sogno ci dia testimonianza di elementi che non ricordiamo durante la veglia.

Esempio di sogno numero 2

Un altro ambito che secondo Freud è molto importante a cui il sogno attinge del materiale è quello della vita infantile.. oh mamma! Pure quella? Vatti a ricordare! Magari non ricordo cosa ho mangiato ieri (sì lo ricordo, ma è retorica!) figurati se ricordo cosa ho visto 20-30 anni fa!
Altro esempio, questa volta basato su un’esperienza vissuta dal piccolo Freud stesso: il sogno presenta un uomo, dal volto indistinto, che Freud pensava fosse il medico del suo paese, ma che si confondeva col professore del suo liceo che ancora incontrava ogni tanto. Perché queste due figure si sovrapponevano? E bho! Però, parlando con la madre, il dott. Freud scopre che il medico aveva un occhio solo, proprio come il professore. Quindi il prof si vedeva ogni tanto, ma il medico era del paese dove abitava il piccolo Freud 39 anni prima. Le due figure, una delle quale appartenente all’infanzia, si erano sovrapposte perché avevano un elemento in comune.

Riassumendo tutto

Da questi esempi e dai discorsi fatti fino ad ora, capiamo che il sogno può utilizzare ciò che appartiene al passato remoto, ciò che appartiene al passato più prossimo al momento onirico e che utilizza non solo fatti importanti, ma anche fatti, eventi ed esperienze del tutto insignificanti e indifferenti.
Quindi nulla di ciò che abbiamo vissuto viene dimenticato e perduto completamente. Ciò che viviamo intellettualmente o che ci ha lasciato un’impressione di qualche tipo, lascia una traccia nella parte più nascosta di noi, cioè quella parte a cui non riusciamo ad accedere da svegli.
Possiamo quindi dire che il sogno è semplicemente una riproduzione del materiale da ricordare? È quindi un’attività mnemonica fine a se stessa? E no, non credo. Troppe variabili, troppi sogni diversi.
Inoltre non c’è gerarchia tra le cose da ricordare attraverso il sogno e che possono essere più o meno importanti. C’è chi ha sostenuto che nel sonno profondo ricordiamo cose appartenenti a un tempo lontano, invece nel sonno mattutino ricordiamo cose più recenti. Ma che senso ha che il sogno ci fa ricordare le cose se poi da svegli le dimentichiamo? Forse è troppo semplicistica questa spiegazione, affascinante ma riduttiva. Non credete?

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Roberto Morra

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