L’insostenibile leggerezza dell’aver sempre ragione a torto veduto

Cronaca di una giornata di ordinaria follia in quel del mondo

Ci sono quelle giornate in cui ti svegli e ti senti veramente un Dio.
Appena in piedi c’è lui lì sotto che ti fa “comandi capo”, fermo, sull’attenti. Ti giri e magari ti ritrovi una ragazza di quelle belle da farti star male sul letto che ancora dorme. Che ancora deve recuperare dalle follie notturne a cui vi siete sottoposti.
Ci sono queste giornate, ci sono. Ma non oggi. No.
Oggi è quella giornata in cui ti alzi e ti pesa il culo pure pulirtelo. Si perché sei alto un metro e novanta e i cazzo di bidet li fanno sempre troppo corti, così ti svegli grazie alle ginocchiate che dai sulla mattonella anni ’80 che ancora ti ritrovi al bagno, nonostante l’amico architetto ha sentenziato che si stanno scollando e tu hai pensato bene di metterci tra le fessure l’attack. Per sicurezza.
Son quelle giornate che vuoi avere la febbre per non uscire dal tuo mini mondo, quella galera di 50 metri quadrati che chiami casa, ma che almeno è calda, è tua, e fai come minchia ti pare. Tanto mica sei un leone che devi correre dietro le gazzelle nella savana no?
Però la febbre non ce l’hai, e quindi devi uscire, anche perché sennò chi lo sente il capo che ti martella con la solita litania che lui pure con la broncopolmonite ci verrebbe a lavoro. Che poi la broncopolmonite non se l’è mai presa ‘sto supereroe, però la 104, i permessi per la malattia del figlio e i finti ricoveri ospedalieri, quelli si. Ma tu devi stare zitto, perché oggi è una di quelle giornate che devi uscire da quel loculo in cui vivi, prendere la metro, per quindici fermate, poi l’autobus, e pregare che non ci sia nessuno che si voglia suicidare sui binari. Perché ci sono pure quelle giornate in cui lo trovi.
E così a forza e sforzi ci arrivi alla metro, e ti accomodi in piedi, abbracciando il palo, stando attento a non poggiarci la faccia, che chissà quale drogato l’ha toccato la notte prima, vero? Perché si, fattelo entrare in testa, oggi è una di quelle giornate che va così, e andrà peggio perché ancora non le hai beccate le tuttologhe che parlano tra di loro. Si, quelle che hanno sempre ragione mentre tu hai sempre torto, e che se dici loro che stanno sparando cazzate sei uno stronzo. Eccole lì! Si, eccole lì! Inutile che ti giri dalla parte opposta, tanto le senti, si che le senti. Come dicono? La Korea del Nord? Il dittatore
pazzo? Trump? Grande Fratello Vip? Ah, oggi vedi si parla di grandi argomenti! Perché non partecipi alla conversazione? Non ti va? Ma come! Sei laureato in Scienze Politiche con una tesi sulla diplomazia post Norimberga, e non vuoi far capire loro che non c’è nessun pazzo e che il Grande Fratello non è un programma Tv, ma un altro dittatore, anche se solo di fantasia? No, non ti va.
Eh già, oggi è di quelle giornate in cui è proprio dura alzarsi, uscire, andare a lavoro. Che poi di che lavoro parliamo? Contabilità? Call Center? Servizio Clienti? Non mi guardare così dai, io sto solo dicendoti le cose come stanno. Mica voglio farti arrabbiare!
O forse si?
O forse voglio che appena uscito dalla metro prendi l’autobus, vai a lavoro, mandi a cagare il capo e la sua broncopolmonite, ti vai a mangiare un gelato, o se è inverno una bella crepes calda. Poi fermi la più bella ragazza che ti capita sotto tiro e gliene compri una pure a lei, te la porti in giro per la città e parlate del più e del meno. Si, bravo, del più e del meno, senza prenderti manco troppo sul serio, non ci devi provare, devi goderti il momento, così bravo. Si bravo, fai le battute che ti vengono, sentiti libero di essere libero, non avere l’obiettivo di farla ridere, se ride è perché ti trova divertente, non perché ti sforzi ad esserlo.
Si esatto, sii te stesso, e se fa freddo e vedi che si avvicina a te, allora cazzo abbracciala e riscaldala, almeno fino al primo ristorante che trovi, che si sono fatte le 8 di sera e avrà fame. E non dico uno chic, ma uno che piace a te e lei, una pizzeria dai va benissimo, che una donna che ama la pizza è una donna con cui cenare sempre, ogni giorno. Una volta ordinato goditi il suo modo di tagliare la pizza, ti portarsela alla bocca, di sbrodolarsi mentre imbarazzata si rende conto che la guardi ridendo perché il sugo va ovunque tranne tra le sue labbra. Continua a guardarla, mentre lei ride a sua volta e si nasconde dietro al tovagliolo, e goditi la scenetta, che lo sai bene che sotto sotto le piace il modo in cui le dedichi attenzioni.
Forse voglio che una volta finita la cena fai il galantuomo e la riporti a casa senza provarci. Forse voglio che fai la figura dell’imbranato e aspetti un segnale da lei. Forse voglio che lei sia una di quelle ragazze che si avvicina lentamente in cerca di un tuo bacio. Di quelle che si abbandona al tuo sapore, di quelle che si lascia andare perchè l’amore ha una sola regola, amarsi, al di fuori del tempo e dello spazio.
Si, forse voglio che lei ti inviti su casa, o che te glielo proponga, stavolta a te la scelta. E voglio vedervi aprire il portone di corsa, mentre siete un misto di risate e passione. Voglio vedervi salire le scale a quattro a quattro e voglio scattare una foto mentale alla vostra felicità.
Ecco vedi, oggi era una di quelle giornata in cui non volevi manco pulirti il culo.
Però bastava poco per farla diventare una di quelle in cui ti saresti trasformato in un Dio.
Ho ragione o no?

 

Matteo Madafferi

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