L’immaginario demoniaco di Hieronimus Bosch

L'artista ci trasporta in un luogo “altro”, fatto di perdizione e demoni antropomorfi, in cui la redenzione per l'uomo è quasi impossibile

Una tortuosa danza di corpi deformi e di “gufi” per una pittura onirica figlia di quel tempo eppure sempre attuale

 

Quest’estate mentre cercavo un bel libro da leggere, mi sono ritrovata tra le mani un romanzo dal titolo alquanto enigmatico: “Il buio oltre la notte“. “Titolo interessante!” ..mi sono detta, e così ho cominciato a leggerlo.

Ho scoperto poi che si trattava del settimo di una lunga serie di romanzi, scritti da Micheal Conelly, famoso scrittore statunitense di thriller, e  avente come protagonista il detective di 3° grado della Polizia di Los Angeles Harry Bosch.

La mia intenzione, però, non è di fare una recensione del romanzo, che pure merita la lettura, o di parlare del suo autore. Ciò che mi ha incuriosito sono stati i riferimenti a Hieronimus Bosch e ai suoi gufi. Aspettate, non voglio dire che Bosch allevasse gufi o avesse un amore spropositato per questo rapace notturno, ma che nei suoi dipinti la figura del gufo compare continuamente.

Hieronimus Bosch, nome d’arte di Jeroen Anthoniszoon van Aken, è stato un pittore fiammingo, di origini olandesi, vissuto nella seconda metà del XV secolo.

Sulla sua vita, come sulle sue opere si hanno poche informazioni (e molte supposizioni), ma ciò che è certo è che i suoi dipinti hanno una forza espressiva e immaginifica superba (se non vi è mai capitato di vederne uno, riparate subito!). Tra i più famosi ricordano il “Trittico del Giardino delle delizie“, “La nave dei folli“, “San Girolamo in preghiera“, “Sette peccati capitali“, in molte di queste opere si possono osservare, sotto varie forme, dei gufi.

La pittura fantastica di Bosch ci catapulta in un mondo metaforico fatto di simboli demoniaci ed enigmatici, da analizzare e comprendere fino in fondo. Tutti gli elementi che compaiono sulle tele del pittore fiammingo non sono disposti a caso, ma seguono una logica espositiva ben precisa: vogliono “ferire” l’occhio dell’osservatore, vogliono parlare al suo inconscio, al suo mondo dei sogni, o per meglio dire, dei suoi “incubi”. La pittura di Bosch è una pittura onirica, del non senso, dove i peccati, le passioni e i desideri più profondi dell’uomo prendono vita in una tortuosa danza di corpi deformi e figure antropomorfe.

Guardate in tal senso il “Trittico del Carro di fieno” (1516, Museo del Prado, Madrid), dove Bosch rappresenta il cammino dell’uomo verso la dannazione eterna. Anche qui compare un gufo, nel pannello centrale, appollaiato su un cespuglio ad indicare l’inganno.

Dopo questa breve digressione su Hieronimus Bosch e la sua pittura ci viene da chiedere: “perchè il gufo compare così spesso nelle opere di questo pittore olandese?”. Per rispondere a questa domanda bisogna analizzare la simbologia e le leggende legate a questo rapace notturno.

Il simbolo del gufo è presente in molte culture, temporalmente e geograficamente, diverse tra loro, ma tende ad assumere sempre lo stesso significato: generalmente viene considerato come simbolo di saggezza, ma molti altri sono i significati ad esso attribuiti.

Già in età preistorica si hanno testimonianze di raffigurazioni di questo animale: nella Grotta Chauvet, in Francia, è stato rinvenuto un gufo tracciato con le dita su argilla molle.

Bisogna ricordare, che gli uomini preistorici rappresentavano spesso i loro miti e il loro credo ricorrendo a figure animali, quindi, già in età preistorica, al gufo venivano riconosciute capacità sovrannaturali.

In molte culture antiche, come quella egizia o indù, è presente una mitica figura alata che doveva accompagnare l’anima del defunto verso il regno dei morti, il gufo, appunto. Per gli antichi Egizi  questi animali erano i guardiani del mondo sotterraneo e protettori dei morti.

Con il Medio Evo il gufo viene ad assumere una connotazione negativa legata al mondo della stregoneria e al satanismo. Il gufo, amico della notte, evoca l’oscurità come sinonimo di tenebre e di morte, è per questo che si associava alla magia nera, si pensava, infatti, che i gufi fossero in realtà stregoni mutaforma sotto mentite spoglie, o ancora si consideravano i famigli di maghi e stregoni.

Il gufo, quindi, in tutte le tradizioni del mondo sta a simboleggiare tutto ciò che è oscuro e affine alla morte e per questo nella simbologia popolare è diventato il simbolo del demonio.

E qui torniamo al nostro Bosch. Perché nelle sue opere compare così spesso questo animale? Il Bosch occultista, il Bosch alchimista, il Bosch mago sono tutti riuniti nel Bosch pittore, un pittore che con la sua arte non fa altro che parlarci del suo tempo, lo fa in un modo unico e irripetibile. Descrive il demoniaco (appunto simboleggiato, tra l’altro con il gufo) in un modo suo personale, ma sempre essendo ben cosciente di quello che era il pensiero religioso ed esoterico del suo presente.

Egli è comunque figlio del suo tempo, un tempo in cui streghe e demoni facevano parte della vita quotidiana di ognuno, ma allo stesso tempo è un autore ancora attuale. Ciò che è cambiato, da allora a oggi, sono solo le chiavi interpretative con le quali svelare le sue metafore.

I demoni di oggi forse non hanno le sembianze di gufi antropomorfi, ma comunque comminano su questo mondo, essi attraversano quel buio che sta oltre la notte.

 Katia Valentini

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