Quando l’attivismo mette in quarantena i governi

Proteste a distanza di sicurezza in Polonia, per cui il Governo è stato costretto ad una marcia indietro per l'inasprimento della legge anti-aborto

In tempi di Covid19 l’informazione deve essere più attenta. Tre o quattro volte più attenta, tante quante sono le volte che questo virus è più contagioso delle normali influenze stagionali. Perché il contagio non riguarda solo il fisico, ma anche la mente. Non riguarda solo gli ospedali ma anche i Parlamenti, le sedi dei palazzi e delle istituzioni. Le vittime purtroppo non sono soltanto quelle che ogni giorno contiamo e ogni giorno non possiamo seppellire e onorare con una preghiera (di qualsiasi forma sia) o un pensiero. Le vittime sono anche quelle i cui diritti vengono violati, o rischiano di essere violati, calpestati, dai Governi per fare i loro interessi e approfittare della disattenzione di un sistema mediatico che in questi giorni, anzi mesi, si sta occupando principalmente di informare e dare numeri riguardanti il contagio.

L’informazione è una colonna portante di ogni Democrazia, nostro compito non è solamente tenere i riflettori accesi sui runner e le decisioni di Conte, ma anche sul mondo fuori dal nostro cortile delimitato dal Mediterraneo e dalle Alpi. Siamo bloccati in casa, ma questo non impedisce di pensare, informarsi. L’attività giornalistica è senza dubbio più difficile di questi tempi, specialmente quella critica per un maggiore senso di unità popolare, e quella investigativa per le motivazioni precedenti, più un palese impedimento logistico. Ma è essenziale, necessario che l’informazione sia il cane da guardia del potere, dei Governi. Oggi più che mai come è stato palese qualche giorno fa in Polonia.

In questi giorni il Parlamento Polacco avrebbe dovuto votare una proposta, presentata dal comitato “Stop all’aborto”, presieduto dall’attivista pro-vita, vicino all’estrema destra Kaja Godek, per vietare uno dei casi di aborto ancora legalmente autorizzati; quello di gravi malformazioni dell’embrione, che peraltro rappresenta il 98% degli aborti nel Paese. Secondo l’opposizione è un palese tentativo del Governo conservatore di bloccare il diritto di aborto approfittando del coronavirus che cattura l’attenzione del Paese ma anche di tutto il mondo.

Il lockdown imposto per fronteggiare l’emergenza però fortunatamente non ha scoraggiato le attiviste polacche che hanno deciso di sfidare i divieti e scendere in piazza a Varsavia per manifestare contro il disegno di legge che vieterebbe l’aborto legale. Paese, tra quelli in Europa che ha già comunque una normativa fra le più restrittive, dove è previsto l’aborto solo in caso di stupro, incesto, se la vita della madre è a rischio o se il feto presenta gravi malformazioni.
Le coraggiose attiviste hanno manifestato con le mascherine e a distanza l’una dall’altra. Hanno protestato in auto, suonando i clacson per attirare l’attenzione, con i cartelli esposti ai finestrini e in bici. Hanno fatto sentire la loro voce con slogan urlati ai microfoni. La Polizia è intervenuta per bloccare la manifestazione, ma ciò non ha impedito a queste donne di continuare la loro lotta sui Social. Un tentativo simile c’era già stato nel 2016 dove le proteste di piazza e la mobilitazione delle donne avevano bloccato il disegno di legge.
Il tutto fa ben pensare che il Governo, guidato dal premier conservatore, Mateusz Morawiecki starebbe sfruttando a proprio vantaggio quest’emergenza sanitaria per distogliere l’attenzione su una situazione altrettanto grave e togliere la possibilità di poter protestare con delle manifestazioni libere.

La voce delle attiviste si è comunque fatta sentire. Anche questa volta il lavoro è stato parzialmente bloccato, infatti il parlamento polacco, con 365 deputati che hanno votato contro il voto immediato e 65 a favore, ha escluso provvisoriamente la possibilità di inasprire ulteriormente il divieto di aborto e rimandato il disegno di legge in commissione.
Tutto questo non succede solo in Polonia, ma anche i governatori di sette Stati americani (Texas, Alaska, Indiana, Kentucky, Alabama, Ohio, e Oklahoma) hanno provato a vietare l’aborto adducendo a motivi di salute pubblica.
Il tema dell’aborto è un tema molto sentito ed anche molto delicato che merita attenzione, perché le restrizioni in questo campo sono molte e proprio su questo tema i Governi fanno sentire tutta la loro autorità.

L’informazione deve fare il suo dovere, deve essere quel famoso quarto potere, il famoso watchdog che indaga e informa, che tiene il fiato sul collo a tutti i Governi, che non si devono sentire in diritto di poter approfittare di nessuna distrazione popolare, tantomeno di un’emergenza sanitaria mondiale, per poter fare i loro sporchi giochi. Un argomento importante come quello dell’aborto non si può pensare di eclissarlo dietro la luce dei riflettori del coronavirus, ma ha bisogno di tutta l’attenzione mediatica.

Valentina Polidori

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