“L’Atlante dei Pregiudizi”: le beffarde mappe sugli stereotipi europei di Yanko Tsvetkov

Il cosmopolita artista ha realizzato delle "Mappe satiriche" come invito a ridere su quello che gli europei pensano degli altri europei...

Chi di noi non ha pregiudizi e, parlando, non ha usato luoghi comuni? Chi di noi non ha associato anche una sola volta la Svizzera con gli orologi? E chi non ha accomunato la Germania a wurstel e crauti? La realtà è che viviamo in un mondo di pregiudizi e chi non ne ha scagli la prima pietra

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Per quanto banali, gli stereotipi sono tali perché, sotto sotto, ci credono in molti. I lombardi convinti che qualunque campano, almeno una volta nella vita, abbia ballato la tarantella, il napoletano che pensa che i milanesi siano tutti come il «cummenda» Zampetti.
Se si allarga il campo visivo all’intera Europa, anche gli spunti di discussione si moltiplicano: a questi si è ispirato Yanko Tsvetkov, disegnatore bulgaro, che ha riassunto tutti i pregiudizi più diffusi della Vecchia Europa in cartine geografiche.
Esiste l’Europa del mercato comune e della pace continentale. Quella di Schengen e delle frontiere aperte. Ed esiste anche l’Europa degli stereotipi che nonostante i secoli restano saldi e non muoiono mai.
Yanko Tsestkov, artista cosmopolita, di stanza a Londra, ha elaborato un attraversamento infografico dei luoghi comuni dell’Europa nel suo libro “L’Atlante dei Pregiudizi”.
Il disegnatore bulgaro ha mappato i luoghi comuni che da sempre germogliano nel Vecchio Continente: il designer ha provato a raccontare come i cittadini dei diversi stati dell’Unione Europea vedono i loro vicini più prossimi. L’esperimento si è tramutato in un autentico successo e oltre mezzo miliardo di utenti ha ammirato sul sito web dell’artista la serie “Mapping Stereotypes” le beffarde mappe degli stereotipi europei.
L’Atlante dei Pregiudizi” di Yanko Tsvetkov è una guida geografica, storica e satirica alla scoperta delle insicurezze e degli stereotipi nei quali ci rifugiamo nel momento in cui ci dobbiamo confrontare con chi non è uguale a noi. Che sia per provenienza, per gusti sessuali o per cultura poco importa: la cosa più facile di fronte alla diversità è confinarla in un modello che ci rassicuri schernendola.
Come veniamo visti dagli altri? In quale stereotipo veniamo confinati? In che modo ridicolizzano le nostre diversità che poi altro non sono che le nostre unicità? Attraverso le 80 pagine di questo satirico e beffardo atlante possiamo rispondere a queste domande con il sorriso sulle labbra in un crescendo di ironia e banalità che ci porterà, piano piano, a destrutturare i nostri stessi pregiudizi nei confronti altrui.

Incuriosisce come Tsvetkov immagina che gli italiani vedano la cartina geografica. A partire dal proprio territorio con l’Etiopia che parte poco sotto Roma e comprende anche le isole. Sul resto d’Europa è evidente il chiodo fisso del calcio e dello sport, visto che Wembley sta per la Gran Bretagna e l’Irlanda corrisponde a Rugby. Gli spagnoli parlano un dialetto italiano, i tedeschi sono drogati da orologio, i rumeni senza tante delicatezza “ladri”, i bulgari “babysitter”, i greci “bizantini” mentre la Svezia è dipinta come la terra dei premi Nobel. A differenza della Finlandia che per gli italiani e, secondo molti altri, è assimilata a Nokia: “cellphone makers”. E a est? Se la Polonia è assimilata allo Stato Pontificio, l’Ungheria è caratterizzato da porno star, lascito di Ilona Staller, mentre l’Ucraina è il Paese delle bionde. E ho detto tutto (come diceva Peppino De Filippo). La Russia, infine, assimilata a Gazprom, il colosso energetico controllato dal governo di Mosca.
Altrettanto irriverenti sono le cartine delle altre nazioni.
Gli svizzeri una volta erano totalmente equidistanti e indipendenti. E nei loro giudizi sull’Europa quel retaggio sembra rimanere: la Germania è il paese delle tasse, mentre la Francia è considerato alla stregua del far west (o Ouest Sauvage). Tutta la penisola iberica corrisponde alla spiaggia di Barcellona (indistintamente), mentre i vicini austriaci si beccano un affettuoso (si fa per dire) “stupidi”. Ovviamente la Bosnia è la terra di Allah, la Grecia gli lberghi fallimentari mentre il concorrente Belgio produce “cattivo cioccolato”, così l’est è un po’ tutto uguale per chi ha fatto della propria autonomia una ragione d’essere per secoli: ecco che la Cina la si colloca poco a sud dell’Ucraina, vicino Chernobyl, il Giappone in Crimea e la Corea nel Caucaso. Se addirittura di varca il Mediterraneo, secondo gli svizzeri (o chi se ne fa interprete) si arriva su Marte (Marocco), Giove (Algeria) e Mercurio (Tunisia). E l’Italia? Che domande, il “terzo mondo”.

Il libro non vuole essere un promemoria, né un bignami sulle diverse identità che compongono l’Europa, ma un invito a ridere su quello che gli europei pensano degli altri europei, più o meno vicini di confine. «Mappe satiriche», le definisce non a caso l’autore.

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Katia Valentini

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5 Comments

  • mi sembra che gia’ esista qualche altra cosa del genere,sugli stereotipi dei paesi stranieri. e’ sempre un punto di vista interessante…. pregiudizi poi duri a morire

  • la cosa simpatica di questo lavoro sono i punti di vista diversi sul come ogni paese specifico vede l’europa , e cosi’ via .. contestualizzato così’ e disegnato in quel modo diventa veramente interessante …. come sempre Valentini ..

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