“L’anatomia di una sirena”, intervista all’autore del libro, Simone Delos

L'autore immergere la storia negli abissi della natura umana, per un racconto corale che cita la mitologia greca come avamposto trascendentale, attraverso cui il “male” viene “umanizzato” e “animato”

Simone Pera, in arte Simone Delos è nato a Roma il 26 Marzo 1979. Non è indulgente con se stesso. È una persona per la quale, la vita, spesso è succo di limone spremuto su una ferita aperta. Si perde, spesso, a osservare cose. Oggetti, strade, nuvole. Ha la netta sensazione di non stare al passo del tempo che scorre. Semplicemente non lo gestisce. Si entusiasma per cose futili, e resta a volte indifferente per quelle comunemente considerate importanti. È volubile, umorale e non sempre di buona compagnia. Ha compreso valori che non rispetta. Ascoltato insegnamenti che non mette in pratica. Gli piace il suono di certe parole, ama gli animali. Gli piace la sera quando arriva, il silenzio e l’odore della carta stampata. Troppe cose, ancora, lo destabilizzano. L’unica cosa che lo spinge all’apice lo spaventa. Scrive poco rispetto a quanto vorrebbe. Lo fa stare bene poggiare la testa accanto a quella del suo cane. Seguirne il respiro. Preferisce i finali agli inizi. Il resto sta tutto in quelle poche righe che strappa alle sue mani

  • Quanto c’è di Simone Delos in “L’anatomia di una sirena”?

C’è molto. Ma non necessariamente in maniera diretta. Ci sono preoccupazioni, sogni. Ci sono paure personali, trasformate in immagini.
Ci sono, senza dubbio, nel romanzo

  • Ci parli del protagonista principale: il pittore maledetto Kostantinos.

Kostantinos è un uomo volubile. Un uomo che si è lasciato corrompere dal tempo. Un uomo dalle grandi passioni, capace di odiare ma anche di amare forte.

  • I gemelli: Febo e Diana cosa sono veramente? Metà umani e metà animali?

I gemelli sono combattono con quello che sono. Sono il risultato delle esperienze che hanno vissuto, che li hanno induriti o indeboliti. A loro manca una metà. Mentre la Sirena le ha entrambe, seppur di specie differenti, Febo e Diana sono privi di qualcosa. Forse, sono interi solo insieme.

  • I figli di Kostantinos vivono la loro infanzia separati, come si evolveranno le loro storie?

C’è un momento della loro storia in cui si separano. Appena dopo l’adolescenza. Le loro strade sono diametralmente opposte, perché loro stessi sono gemelli diversi. Febo non ha mai davvero imparato a vivere, si barrica in un matrimonio grottesco. Diana invece passa dall’odio verso il suo corpo perfetto (fino a farsi del male), all’innamoramento quasi adolescenziale. Entrambi, come dicevo, sono incompleti. Almeno fino a quando la vita non li riunisce.

  • Qual è il legame tra il pittore e i figli?

È un legame che nessuno di loro ha mai cercato. Qualcosa che li segna, tutti e tre.

  • Alla fine, Kostantinos ritroverà la felicità?

Lascio questa riflessione al lettore. Sicuramente trova delle risposte.

  • il suo romanzo è definito un mainstream, introspettivo, sentimentale ma non è l’unico genere che lei predilige, ci parli della sua intera produzione letteraria?

Ho iniziato scrivendo poesie per me stesso. Poi ho iniziato a pubblicarle sui portali letterari. In seguito mi sono innamorato del racconto breve. Ho sperimentato vari generi, dall’horror alla fantascienza, al rosa e al surreale.

  • Se potesse tornare indietro, quale scelta nel campo dell’editoria non farebbe?

Non ho rimpianti riguardo al mio viaggio nel mondo editoriale. Ho sempre tentato di fare il meglio possibile, cercare le migliori collocazioni per i miei racconti, curare al massimo la mia prosa. A volte ci sono riuscito, altre no

  • Come si vede tra dieci anni?

Mi vedo scrivere. Forse su un computer, o su un foglio di carta seduto sulla spiaggia. Forse un romanzo, o un Haiku, o una poesia o un racconto. Forse per un editore o forse soltanto per me. Ma mi vedo scrivere.

Leonardo Biccari

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