La La Land: recensione postuma…

Una mano di bianco sopra al marcio dello status quo...

.«Sul piano del piano bar
Ci son troppe poche mance
E, allora, va avanti a suonare
Un pezzo buono per la pancia
Ha, nanananana le dita gialle fra il bianco e il nero
E, nanananana forse un po’ si diverte sul giro in sol».
Ligabue

«E anche se il film te l’aspettavi con un altro finale
e se qualcosa in fondo è andato male qui
Qui non è Hollywood».
Negrita

«I drove my wonderful car
Into the garage
With no fuel
I’ve said bye bye to Hollywood
I can play no more».
The Niro

«Sono qui come se
Fosse tutto un clichè
Ciò che resta è viltà
Di una vita da re
Prendimi e sceglimi
Per la mia infedeltà
Tanto che apparirà
Tutto a un metro da me»
Deasonika

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Ogni promessa è debito, ora il film l’ho visto tutto e con una certa attenzione; certo, me ne sarei voluto andare via dopo la scena d’apertura e vedere qualcos’altro, ma mi sono detto che dovevo resistere pazientemente; in fin dei conti ero al cinema a vedere un film, non a scalare una cascata ghiacciata (per cui, in realtà si deve resistere ancora più pazientemente).

Ora se avete letto il mio precedente articolo, avevo promesso una sorta di errata corrige nel qual caso in cui il film nella sua interezza mi avesse dato altre impressioni.
Chiariamolo subito non è così.
Trovo il film a tratti insopportabile, discretamente banale, per lo più noioso e senza il minimo amore per la musica (lo ribadirò).
Quindi perché sto scrivendo?
Per argomentare.
Sono fatto così.
E tra l’altro, se lo volete vedere (problemi vostri a questo punto) e state leggendo questa recensione, potreste trovare degli spoiler (io vi ho avvertito, sia sul film che sugli spoiler, non mi incolpate poi!).

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La scena d’apertura l’ho immaginata girata sul raccordo anulare, era fantastica, si sarebbe trasformata in qualcosa di inauditamente violento.

Per il resto il film mi ha fatto venire in mente “Il favoloso mondo di Amelie” con il conseguente danno cognitivo per generazioni di fanciulle che hanno melensamente messo la foto di Audrey Tautou sul proprio Profilo di questo o quel Social Media e che poi crescendo, hanno ascoltato con trasporto ed emozione crescente Vasco Brondi come conseguenza inspiegabile del fatto. Perché il tono è quello un po’ buonista e un po’ finto ingenuo di chi pretende di avere l’innocenza di un candore che è però solo patina superficiale, una mano di bianco sopra al marcio.

Perché c’è questo, c’è la regia precisa e senza sbavature, formalmente gli si può dire poco al film, una produzione così grande non può permettersi nemmeno un capello fuori posto degli attori (tutti bravissimi e bellissimi a prescindere). Si esalta un approccio profondamente americano nelle citazioni e nei luoghi comuni che a tratti sembrano ammiccare ad un certo cinema francese che tenta con Ozon di lambire, senza successo, un gusto retrò ma non stomachevole. “La La Land” è una pubblicità di oltre due ore, ha in tutto e per tutto gli stessi meccanismi e le stesse dinamiche e funziona benissimo nel vendere una certa immagine.

Mi sono chiesto mentre vedevo questa fiera delle vanità dove fosse l’amore per la musica e mi sono risposto che non ce ne è affatto. Il film è un gigantesco talent show dove sono tutti belli e tutti bravi, dove le canzoni sono caramelle mou cosparse di miele e zucchero, buone solo per carie e diabete, uno sfarzo da grande opera senza infrastruttura, un grande pacco senza regalo. Damien Chazelle si riempie la bocca di Jazz ma non ne coglie mai lo spirito, qui meno che in “Whiplash“. “La La land” è un film industriale e istituzionale che strizza l’occhio allo status quo e alla conservazione senza se e senza ma; non mi stupiscono le 14 (!!!) statuette né tantomento il fatto che Chazelle sia stato il più giovane regista a vincere il più ambito degli Oscar.
Il solo leitmotiv che sembra collegare il film con “Whiplash” è l’abnegazione che porta a sacrificare la propria vita in favore del successo (che è il vero motore di tutto nella scrittura di Chazelle… altro che i sogni, perché non c’è sogno più bello che avere la persona che si ama accanto nel viaggio, cosa che qui sembra invece la cosa più sacrificabile tra tutte).

Ci sono molte intersezioni magnifiche tra musica, teatro e cinema, film in cui il trasporto, la passione e l’onestà lasciano pensare ad una bella dichiarazione d’amore per l’arte in queste sue forme.
La La Land” non è tra queste.

 

Nicholas Ciuferri

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