KVB @Quirinetta (Roma) – 03/2016

Il duo dark wave inglese autore di un’originale sintesi di pop mutante e industrial ha emozionato la data romana...

Always Then” (Clan Destine Records, 2012) aveva lasciato un solco profondissimo. Ora, i KVB sono tornati in Italia, per il tour di “Of Desire” (Invada, 2016) e il 15 marzo ho avuto il piacere di vederli dal vivo a Roma, al Teatro Quirinetta.

Apre la serata Key Clef, romana e fresca di disco, “Linee Parallele”, uscito lo scorso dicembre su Love Blast. I volumi sono bassi, tesi a creare un’atmosfera intima e in linea con il live di poco dopo dei due inglesi.

 

Alle 23, puntualissimi, Klaus Von Barrell e consorte, sono fuori. “White Walls”, pezzo d’inizio del nuovo album, inizia le taglienti danze erotiche minimal synth. Per i primi tre pezzi si procede sempre con “Of Desire”, la mano di Geoff Barrow (Portishead) che ha collaborato al lavoro, si sente. I due giovani londinesi sono ormai maturi, la trama inquieta dei brani ha ora un’aura diversa, come irreggimentata in un percorso già battuto. Kat Day, in una recente intervista ha detto che l’ultimo album è «..Bramare di essere con qualcuno, e perdersi proprio con questa persona in un mondo creato assieme».

12874109_10208909097675176_155497644_o Lo smarrimento iniziale è recuperato in fretta dai suoni rapaci di “Again and Again” che riporta il pubblico a porti sicuri di pensiero. Lo spettro shoegaze è sempre lì, in agguato sul pubblico; un angelo dark-wave vola fra la folla, ormai irretita dallo spettacolo. Qualcuno, ereticamente, urla “Daje Porcod**. Dopo un po’ è il momento di “Never Enough”, traccia antica che i più ricorderanno, uscita nel 2010, e riarrangiata nel recente disco. La folla è compostamente in tripudio. Al momento di “Hands”, pezzo contenuto in “Always Then”, mi immagino Neil Halstead e Rachel Goswell sulle note di “40 Days” dirmi che gli anni ’90 sono ancora vivi, che Souvlaki non è ancora finito, che forse, con le dovute differenze, un altro shoegaze è possibile.

Nelle ultime battute, i due amanti inglesi, ci regalano una cover di “Sympathy for the Devil” degli Stones e chiudono con l’indimenticabile “Lines”. Le luci si spengono per qualche secondo, il palco si tinge di nero e i KVB se ne vanno. Un’ora battuta e ben tenuta che fa ancora ben sperare per il futuro, auspicando che il ruvido industrial della Berlino dove oggi vivono i due britannici, non scomponga troppo il loro violento erotismo.

Fuori il teatro, si è tutti contenti, qualcuno, in catena e giubba di pelle, spera ancora nel movimento punk. Do un’occhiata ai manifesti sul muro, Dente è ancora sold-out, tutto sommato a me va bene così.

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Setlist:
White walls
Night games
Lower depths
Again & again
In deep
Awake
Unknown
Fields
Never enough
Hands
Dayzed

Encore:
Sympathy for the Devil (The Rolling Stones cover)
Lines

 

Domenico Porfido

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