Jung a Sanremo

Intervista esclusiva

Anche quest’anno abbiamo superato indenni il fatidico appuntamento con la kermesse (che brutta parola) canora più amata, discussa e transgenica d’Italia.

Tutti –come succede per i mondiali di calcio- hanno da dire la loro; dai laureti in scienze della comunicazione al Presidente della Repubblica, pertanto, noi abbiamo deciso d’intervistare un personaggio schivo, introverso, molto morto, che non ha mai nascosto a se stesso di essere un accanito fan delle canzonette.
Siamo andati a trovarlo in Svizzera, e ci ha concesso straordinariamente questa breve, ma intensa ed esaustiva intervista.
Stiamo parlando di uno dei più grandi pensatori, psicologi, friggitori, medici di tutti i tempi:

Carl Gustav Jung.
Uki: Buonasera signor Jung, ci dica la verità, nella sua vita non ha mai sognato di diventare un cantante professionista?
JUNG: Mah…visto che la mia vita è la storia di un’autorealizzazione dell’inconscio, non vedo come avrei potuto consciamente realizzare tale sogno.
Ma andiamo al punto, lei pensa davvero (come ha dichiarato a SkyTg24) che Sanremo sia una manifestazione senza tempo, qualcosa destinata a durare per sempre?
Vede, io sono semplicemente convinto che qualche parte del Sé o dell’Anima dell’uomo non sia soggetta alle leggi dello spazio e del tempo, ma anche Sanremo, con la sua superficialità manifesta lo è. La stupidità ferma il tempo, potremmo dire.
Superficialità? Eppure pensavamo che avesse un giudizio positivo su questa manifestazione…
Anche se conosco una cosa non è detto che debba crederci.
Vabbè, passiamo ad altro. Cosa ne pensa della discussione sulle mutandine-non mutandine di Belen?
Il mio maestro Freud vedeva il cervello come un’appendice dei genitali, invece io penso che siano molto distinti e distanti, sopratutto in donne come la signorina Belen.
Le sue tesi sono interessanti, ma in controtendenza, non ha paura di essere isolato per questo? Di rimanere solo?
La solitudine è per me una fonte di guarigione che rende la mia vita degna di essere vissuta. Il parlare è spesso un tormento per me e ho bisogno di molti giorni di silenzio per ricoverarmi dalla futilità delle parole.
Non ha nemmeno paura di essere criticato dall’ambiente accademico per aver visto Sanremo?
Conoscere le nostre paure è il miglior metodo per occuparsi delle paure degli altri.
Certo. Scusi se passo di palo in frasca, ma il tempo a nostra disposizione è poco, lei crede che un giorno potrà mai presentare Sanremo?
La parola credere è una cosa difficile per me. Io non credo. Devo avere una ragione per certe ipotesi.
Cosa ne pensa del pubblico di ragazzini che guarda uno spettacolo pieno di superficialità, parolacce, riferimenti sessuali, coprofaghi, pedofili e finti intellettuali? Possono influenzare o cambiare il carattere del bambino?
Se c’è un qualche cosa che vogliamo cambiare nel bambino, prima dovremmo esaminarlo bene e vedere se non è un qualche cosa che faremmo meglio a cambiare in noi stessi.
Giusto, ma non pensa che la pubblicità (occulta e non) in queste trasmissioni possa influenzare le scelte comportamentali dei genitori?
Di regola, le grandi decisioni della vita umana hanno a che fare più con gli istinti e altri misteriosi fattori inconsci che con la volontà cosciente, le buone intenzioni, la ragionevolezza. Tutte cose che a Sanremo non vedremo mai, quindi possiamo stare tranquilli.
Quindi, nella sua negatività quasi oggettiva lo consiglierebbe a tutti?
Il vero capo è sempre guidato.
Come? Credo di aver perso il filo… oppure ho posto male la domanda…
Questa intera creazione è essenzialmente soggettiva! E il sogno è il teatro dove il sognatore è allo stesso tempo sia la scena, l’attore, il suggeritore, il direttore di scena, il manager, l’autore, il pubblico e il critico..
Ehm… ha mai pensato alla sua salute mentale?
Mostratemi un uomo sano di mente e lo curerò per voi.
Non si disturbi dottore, mi accompagno da solo alla porta, arrivederci!
Sanremo, non è Sanremo.

Marco Caponera

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