Ivan Nossa: intervista sulla gratitudine

Dal libro "Il potere e la magia della Gratitudine": come entrare in contatto con la gratitudine e aprire il cuore all'immensità della vita

Ivan Nossa è uno scrittore e motivatore, che ha scelto di intraprendere un cammino di ricerca interiore dopo aver conosciuto e amato le opere dell’autore americano di best-seller Joe Vitale. La scelta coraggiosa di lasciare la vita che aveva costruito per dedicarsi interamente alla letteratura e all’insegnamento, lo porta prima a collaborare con Joe Vitale per alcune sue opere, curando per Uno Editori la traduzione di “The Midas Touch”, di La preghiera segreta e di The Miracle, e in seguito a pubblicare il suo primo libro Il Potere e la Magia della Gratitudine. Nel 2017 pubblica per Uno Editori Il Potere e la Magia del Perdono, e nel 2018 esce 10 grammi di felicità, in cui dialoga con il suo mentore e amico Joe Vitale

“Il potere e la magia della Gratitudine” è un’opera che prende in esame un sentimento, quello della gratitudine appunto, che sembra essere ormai “fuori moda”, soffocato da uno stile di vita rabbioso e da attitudini individualiste. Nel suo libro invece mostra come essere grati aiuti nella vita più di quanto si possa pensare, perché permette di accorgersi di ciò che si è avuto in dono, e di focalizzarsi meno su ciò che non si ha e che, se è proprio importante per la nostra esistenza, arriverà un giorno, se ci crediamo nel profondo. Per la legge di attrazione più si è grati e più si attirano cose per cui esserlo. Come si può riuscire a far scorrere in noi in modo naturale il sentimento della gratitudine?

Mi lasci citare una frase del libro «La gratitudine non è un gesto, è uno stile di vita. La gratitudine è una forma del cuore». Questo è il potere della gratitudine, trasforma le nostre vite nel profondo perché ci rende aperti a vedere i miracoli che accadono quotidianamente e i doni che riceviamo.
Focalizzarci su ciò che non si ha non fa altro che convogliare le nostre energie sul sentimento di mancanza, di scarsità, quando invece è molto più facile ottenere risultati partendo da un sentimento di gioia e di apertura. Lo potete sperimentare ogni giorno anche nelle piccole cose, si ottiene di più con un sorriso che con un gesto di rabbia.
Il sentimento di gratitudine diviene spontaneo quando ci accorgiamo di quanto è più bello vivere guardando il lato positivo delle cose. Tutti abbiamo motivi per ringraziare, non fosse altro per il fatto che ci siamo svegliati, abbiamo l’ossigeno che ci nutre e il sole che ci scalda.
Non serve a nulla cercare di cambiare il mondo se non ci accorgiamo di quello che il mondo ha già fatto per noi.

 

Nell’opera “Il potere e la magia del Perdono” racconta storie vere e favole che riempiono il cuore del lettore di gioia e di speranza. C’è una vicenda in particolare che riguarda l’atto del perdonare che più l’ha colpita nella sua vita umana e professionale? Le va di raccontarla?

Per scrivere questo libro ho ricercato storie di grande perdono di fronte alle quali non possiamo che imparare e non potremo accampare scuse per non compiere quel gesto. Mi ha colpito molto la storia di Eva Mozes Kor, una signora ultranovantenne, che racconto nel libro.
Eva è una donna deportata ad Auschwitz nel 1944 in quanto ebrea. Arrivò con tutta la famiglia, ma vennero subito separati.
Quella fu l’ultima occasione in cui vide sua madre e le sorelle più grandi. Rimase con la sorella gemella per tutto il periodo della prigionia, fino al giorno della liberazione. Per sua sfortuna, in quel campo di concentramento, operava il famoso Dott. Mengele, soprannominato anche “l’angelo della morte”. Il dottore era incaricato di svolgere esperimenti genetici e di ricerca di ogni sorta sui detenuti.
Le sue cavie preferite erano i fratelli gemelli, sui quali praticava esperimenti ai limiti dell’umano. Fu così che anche Eva e la sorellina Miriam, di solo 10 anni, finirono sotto le “cure” del Dott. Mengele. Furono tra i pochissimi sopravvissuti ai suoi esperimenti. Le bambine sapevano cosa le aspettava: se una delle due moriva, l’altra sarebbe stata uccisa. Ma sopravvissero.
 Gli altri membri della sua famiglia vennero uccisi ed Eva non li rivide mai più. Molti anni più tardi, siamo nel 1994, Eva fu chiamata in Germania a testimoniare in tribunale. Si stava processando Oskar Groning, un ex soldato delle SS che era stato di servizio ad Auschwitz.
Il processo finì nel 1995 con la condanna di Groning, ormai 94enne, a quattro anni di prigione. Quello che però fece scalpore, e che colpì la stampa mondiale, fu il gesto di Eva Kor. A differenza di tutti gli altri testimoni sopravvissuti ad Auschwitz, lei compì un gesto eclatante. Si alzò e andò incontro all’accusato, gli strinse la mano e poi lo abbracciò. Si scambiarono alcune brevi parole: Eva chiese all’ex ufficiale tedesco di portare un messaggio di pace anche agli altri nazisti ancora in vita. Quella piccola donna compì un gesto di riconciliazione così forte che ebbe eco sulla stampa di tutto il mondo, e del quale si continua a parlare ancora oggi. Sembra impossibile, ma lei ha abbracciato e perdonato chi ha sterminato la sua famiglia e sottoposto a esperimenti atroci lei e la sua sorellina. Eva mi scrisse in un’email: il perdono crea la pace, io chiamo la rabbia il seme della guerra e il perdono il seme della pace. È da storie come questa che possiamo capire che il perdono non ha limiti e può cambiare la nostra vita e il mondo intero.

 

Come si può far capire all’essere umano che l’atto del perdonare non è un’azione tipica delle persone deboli, ma è anzi da veri guerrieri?

Lo si capisce quando ci si accorge che perdonare è molto più difficile che portare rancore o vendicarsi. Porgere l’altra guancia è un gesto di una difficoltà immensa ma che porta con se grandi benefici. Ci regala la pace. Possiamo veramente cambiare il mondo con gesti d’amore, perché sarà il nostro esempio, colmo di compassione e comprensione, a essere seguito non le nostre parole piene di rabbia. Ha detto bene, è un gesto per veri guerrieri, un gesto per persone coraggiose. Ma se ci pensa bene, sono sempre loro che alla fine fanno le rivoluzioni.
L’esempio del perdono di Nelson Mandela ha cambiato il mondo.

 

Nell’opera “10 grammi di felicità” emerge con chiarezza l’estremo rispetto che nutre per lo scrittore Joe Vitale. Cosa ha significato per lei poter collaborare e poi diventare amico di un uomo e autore che l’ha ispirata, e che ammira tanto? Qual è stato l’insegnamento più prezioso che le ha donato?

Per me che due anni fa non avevo pubblicato nessun libro iniziare a collaborare col mio scrittore preferito, autore di bestseller da milioni di copie, è stato un sogno divenuto realtà. Come dicevamo prima i miracoli accadono se affrontiamo la vita con la giusta energia, e io sono partito scrivendo di gratitudine. Era il sentimento più forte che provavo in quel momento e mi ha portato infiniti doni.È stato uno degli autori che hanno contribuito al mio cambio di vita, portandomi sulla via della consapevolezza e del risveglio. Se si guarda attorno si accorgerà che viviamo da addormentati tra gli addormentati, quasi in modo meccanico per la maggior parte della giornata.
L’insegnamento più grande di Joe per me è stato “tutto è possibile”. Ogni volta che ho dei dubbi o insicurezze lui me lo ripete e alla fine ha sempre ragione, basta crederci.

 

Quali altre figure storiche o contemporanee hanno inciso sul suo cammino di ricerca interiore, e sul suo bisogno di cambiare radicalmente la propria vita?

Sono partito dalla letteratura classica studiata all’università, ora le mie letture sono un po’ cambiate. Amo leggere quello che mi tocca il cuore e parla alla mia coscienza. Ti posso citare gli autori che in questo fase della mia vita mi arricchiscono di più: Kahlil Gibran, Anthony De Mello, Osho, Paulo Coelho, Neale Donald Walsh oltre ovviamente alle sempre attuali parole di Gesù e Buddha.

 

Oltre ad essere uno scrittore, lei tiene anche dei seminari in cui racconta della sua vita, della svolta che ha compiuto, e del percorso che si può intraprendere per raggiungere la felicità e la pace. Ci racconta come si svolgono questi incontri?

Pensi che all’inizio, quando mi chiedevano di presentare i miei libri e parlare in pubblico ero terrorizzato. Poi pian piano mi sono abituato e ora lo faccio con naturalezza. Amo parlare al cuore delle persone, trasmettere loro una vibrazione di pace che li possa toccare nel profondo e li riaccompagni a casa con un sorriso in più. Di solito mi preparo una scaletta ma poi, quando guardo le persone presenti negli occhi, vado sempre dove mi porta il cuore, mi perdoni la citazione, e spesso non dico nulla di quello che avevo preparato. Ma avere una scaletta mi da sicurezza.
Dopo pochi minuti la paura sparisce e lascia spazio al desiderio di condivisione. Che parli davanti a 10 o 300 persone l’emozione è sempre la stessa, ogni incontro è importante e mi accorgo sempre di essere stato chiamato li per parlare a qualche persona in particolare tra il pubblico. E’ molto bello, è un miracolo che si avvera ogni volta.

 

So che è al lavoro su un nuovo libro, l’ultimo della ideale trilogia iniziata con “Il potere e la magia della Gratitudine” e proseguita con “Il potere e la magia del Perdono”. Si chiamerà “Il potere e la magia dell’Amore”. Ci può dare qualche anticipazione?

È un tema per me molto importante, alla fine se ci riflette è quello che comprende tutti gli altri. È un po’ la madre che si prende cura dei cuccioli: perdono, gratitudine, compassione, gioia, equilibrio, armonia, pace. Ci sto lavorando, un po’ a rilento ad esser sincero, voglio che sia un libro che nasca completamente dall’ispirazione. Metterò al lavoro anche la mente, ma solo per quel pizzico che basta, il resto voglio che venga dal cuore.

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Marco Baricci

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