Instagram for dummies…

Un gioco per il proprio gusto estetico, un Social fatto di immagini... che i fancazzisti potrebbero trovare ideale, se usato per bene.

L’ultima volta che sono stata a un concerto mi sembra di ricordare uno pterodattilo che volava all’orizzonte.

D’altronde gli Horrors hanno avuto il tempismo di cancellare il tour per lavorare al nuovo album e i Kvb (gruppo post-punk, synth wave, avada kedavra.. fate un po’ voi basta che li ascoltiate) si sono ritrovati all’ultimo momento senza un posto dove suonare, perché il locale stabilito era “in ristrutturazione”. Potrei fare già qui della polemica, ma nonostante sia diventata da poco di un anno più vecchia, terrò per un’altra volta le considerazioni da bisbetica indomita e vi racconterò, invece, la mia ultima passione.

 

Al pensiero spontaneo “e ‘sti cazzi”, il mio va a tutti coloro che si sono ritrovati nella mia stessa situazione: nessun concerto a cui andare se non di gruppi dai nomi fiabeschi (i “Riflesso della pioggia sulla finestra di casa mia” o i “Vado a fare un aperitivo con gli amici ma torno tra un paio d’ore”), un sempre più forte senso di apatia e il bisogno di trovare qualcosa in cui credere ancora.

Ecco, prima di mettere su un disco di Bon Iver mangiando un panettone direttamente dalla scatola, sono qui a offrirvi una soluzione dalle calorie più contenute: Instagram.

 

Molto di voi già lo conosceranno visto che ha appena raggiunto i 300 milioni di utenti, alcuni si saranno stufati di usarlo, per quanti, invece, non l’hanno ancora provato o non l’hanno capito fino in fondo, vi spiego questa applicazione secondo l’utilizzo che ne faccio io.

Tanto per cominciare Instagram non è un archivio dove mettere le foto sexy di voi al bagno con tanto di bidet sullo sfondo. O meglio, potete anche usarlo per quel motivo, ma abbiate la decenza di creare un profilo privato a cui può accedere solo vostra nonna.

A quasi nessuno interessa il vostro bagno, a meno che non siate Kim Kardashian. In quel caso anche io sono interessata ai vostri sanitari.

Allora a cosa serve Instagram? Per alcuni, per quelli fortissimi, è un lavoro. Proprio un lavoro. Di quelli pagati. Ma qui siamo già sfociati nella fantascienza.

Mettiamo che siate comuni mortali con una certa sensibilità per quello che vi circonda e una buona dose di curiosità. Ecco che Instagram diventa un ottimo strumento per condividere momenti che potrebbero trovare una calda accoglienza negli altri utenti. Non solo, ma la dipendenza che questa applicazione dà, costringe a guardare il mondo con maggiore stupore, imponendovi di soffermarvi di più sulle cose.

Questo comporterà discussioni con il partner, alzate di occhi da parte degli amici e vi verrà ripetuto come un mantra: “Sempre co’ ‘sto cellulare in mano!”. Voi, però, non vi curerete di loro consapevoli che il genio non può essere arrestato.

 

Bene, a questo punto avrete fotografato il Colosseo o la vostra mano che tiene una foglia marcia sullo sfondo del Tevere e vorrete farlo sapere alla popolazione mondiale. Un consiglio, usate Instagram solo per condividere le immagini, non toccate gli strumenti né i filtri. Anche se l’ultima versione presentata è nettamente superiore alle altre, in generale l’applicazione in sé non consente miglioramenti incisivi.

Personalmente uso altre due app (“Snapseed” e “Vsco”) perché permettono di lavorare sulla foto con maggiore precisione. Della prima uso gli strumenti per aggiustare elementi come l’esposizione e la luminosità, della seconda i filtri. Come fare a regolarsi nell’utilizzo di questi mezzi è solo una questione di esperienza. Un avvertimento su tutti, non eccedete con luminosità e nitidezza altrimenti le vostre foto risulteranno sgranate.

Alcune persone mi hanno rivolto la seguente accusa: che le applicazioni snaturano le immagini. A parte il fatto che alcuni fotografi –credo– utilizzino dei programmi apposta, ma poi, come veniva detto in una grande serie televisiva degli ultimi anni: “E mica stamo a fa’ Kubrick qui”.

Il punto fondamentale, secondo me, è capire che Instagram non è appannaggio dei fotografi, anzi. Il senso è permettere a tutti di giocare con la propria creatività e il proprio gusto estetico, se poi questo incontra quello degli altri, tanto meglio. Come se adesso fossero messi alla gogna i concorrenti di Bake Off perché non sono davvero Buddy Valastro.

 

Instagram mette in contatto persone geograficamente lontane o fino a quel momento estranee attraverso le rispettive gallery. Si può decidere di seguire un tizio delle Hawaii o essere seguiti da qualcuno della Cina. Il comune denominatore è l’opportunità di vedere luoghi altrimenti inaccessibili, o nel più fortunato dei casi, approfondire la conoscenza con qualcuno che poi ti ospiterà a Parigi.

Per questo motivo è importante commentare le foto altrui, rompere un po’ le scatole al prossimo. Se vi piace una foto, fatelo sapere a chi l’ha scattata e soprattutto sforzatevi di dire qualcosa più personale che non un banale “bellissimo”. Non è sempre fattibile, specialmente là dove sono presenti barriere linguistiche. Bisogna però ricordare che Instagram è un Social e come tale deve essere trattato.

A questo proposito, è importante scegliere chi seguire. All’inizio saranno amici e parenti, poi gli amici di amici e così via fino a costruire un gruppo virtuale di persone che siano a voi affini per una qualche ragione. Quanti seguirne.. questo lo scoprirete solo vivendo. Dovete considerare che ogni persona seguita pubblica una o più foto al giorno. Quindi il tempo di un cinema e vi ritrovate a guardare mille foto pubblicate nel frattempo.

Una gran rottura, vero, ma è un’operazione che a lungo andare diventerà più veloce e che, male che vada, vi costringerà a vedere posti bellissimi che magari non vedrete mai. Insomma, mica vi si chiede di spalare letame per otto ore al giorno.

 

Detto ciò, scoprirete che, almeno per quanto riguarda l’Italia, girano sempre gli stessi nomi che vanno a costruire idealmente un Olimpo degli Igers più famosi. La maggior parte di loro è brava e merita di essere notata. Il problema si presenta quando molti di loro hanno perso di vista la componente “social” e rimane solo quella di onnipotenza. Voi li seguirete, gli farete i complimenti, ma loro no, perché loro sono loro e il resto aggiungetelo voi. In quel caso potreste:

a) aspettare la prima occasione e prenderli a schiaffi a due a due finché non diventano dispari,

b) continuare a seguirli fin quando non incontrerete uno più bravo e più umile che vi insegni davvero qualcosa.

 

Succederà anche che un vostro seguace a un certo punto vi lasci, senza una spiegazione, una lettera, niente. Forse si è innamorato di un altro utente, forse il vostro rapporto era arrivato al capolinea, sta di fatto che gli tirerete dietro quattro bestemmie finché un nuovo seguace vi farà tornare il sorriso.

Succederà che litigherete o assistere a litigi tra utenti in cui volano minacce di non seguirsi più reciprocamente. La cosa migliore da fare è sedersi con i pop corn e gustarsi le miserie umane.

 

Una menzione a parte va fatta per quelli bravi, italiani e non, che non vi considereranno solo per il numero dei followers, ma sapranno guardare oltre lo sfigato con duecento seguaci. Di solito quelli sono simpatici pure nella vita reale.

 

E infine ci sono quelli che non si fidano a seguirti fino a quando non ti conoscono di persona e si sincerano che dietro quell’account non si nasconda un assassino seriale. Di solito questi incontri avvengono in occasioni definite “instameet”. Gli instameet sono organizzati a livello locale o nazionale, ci si incontra in un determinato posto e si fa una passeggiata per fare foto. Di solito dopo mezz’ora ti rompi di stare fermo a fissare lo stesso sanpietrino e cominci a interagire con quelli con l’aria più scazzata o con il primo che dice: “chi vuole un caffè?”. Alcune delle persone che seguo sono diventati amici così.

 

Con questo si conclude la mia lezione “Instagram for dummies”.

Ricapitolando: usate Instagram se vi piace giocare con le immagini, se siete curiosi e pronti a fare la valigia perché un islandese vi trova simpatico, se il vostro gruppo preferito si è sciolto recentemente.

Non lo usate se l’unica cosa che vi interessa è farci sapere che vi siete tagliati i capelli.

Agnese Iannone

 

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