Infodemia, Guerra e il drammatico tentativo di noi tutti di capirci ogni volta qualcosa

Così come il Covid-19 ora il conflitto in Ucraina ci sottopone ad un bombardamento continuo di news in cui è sempre più difficile distinguere i fake dalle notizie reali, distorcendo la percezione collettiva degli eventi, viziata purtroppo dal famoso “Bias di conferma”. Siamo travolti da un sovraccarico di informazioni che ci rende smarriti, incapaci di riconoscere la realtà. L'Intelligenza Artificiale potrebbe aiutarci a gestire il frutto della nostra stessa ipertrofia, certamente rischiamo di perdere la capacità di distacco, o magari di dissentire, dall'attuale rovina cultuale

Quella in Ucraina è la prima guerra su suolo europeo “costretta” a fare i conti con il caotico mondo dei Social. Dopo la guerra di informazioni sul Covid-19, ora tocca alla guerra vera e propria avere il “battesimo digitale”. A differenza di quanto accadde durante la Guerra in Kossovo del 2001, oggi le news non passano più solo per giornali e Tv ma ci “seguono” e ci raggiungono in ogni singolo momento della giornata. Attraverso i dispositivi elettronici è possibile seguire l’assedio di una città seduti sul water. Ogni individuo in possesso di una connessione Web è in grado di avere rapido accesso ad una quantità tale di nuove informazioni inimmaginabile fino a 20 anni fa. Inutile dire come tutto questo si ripercuota anche sulla possibilità di distinguere le Fake News dalla realtà dei fatti.

Con il termine “Infodemia” si definisce la diffusione incontrollata e su larga scala di news da cui noi tutti, volenti o nolenti, in un modo o nell’altro, veniamo quotidianamente raggiunti. L’assonanza con la parola “pandemia” non è casuale: Il continuo bombardamento di news a cui ciascuno di noi è sottoposto può avere anche ripercussioni sulla salute mentale (diffondendosi, appunto, come una malattia), arrivando a generare stress, ansia e totale smarrimento. Questi sintomi definiscono ciò che viene inteso con “Sovraccarico Cognitivo”, ossia la ricezione da parte di un sistema di una quantità di informazioni superiore a quelle che è in grado di processare. Nel tal caso i “sistemi” saremmo noi esseri umani. Ciò significa che la stragrande maggioranza delle info che ci entrano in testa cade nel dimenticatoio, lasciandoci solo più confusi.

Tralasciando l’aspetto prettamente clinico e psicologico, abbiamo motivo di discutere con altrettanto interesse del fatto che in mezzo a questo marasma di informazioni non è assolutamente facile distinguere il vero dal falso, la realtà dalle fake news. Infatti, potremmo trascorrere anche un mese intero, cinque giorni la settimana, quattro ore al giorno a cercare news sul conflitto in Ucraina o sulla diffusione del Covid ma ci sarà sempre qualcuno che ci definirà “ignoranti”, perché all’oscuro della “verità” riportata in quell’unico articolo che (guarda caso) non abbiamo letto, essendoci noi “limitati” a leggere fonti di parte, notoriamente messe in circolo dal malvagio gruppo di potere di turno. Si assiste così ad una “relativizzazionedelle opinioni, in cui tutto può essere vero e tutto può essere falso, a prescindere da chi lo sostenga: sembra infatti che ormai chiunque si senta in diritto di mettere in dubbio anche l’autorevole parere di un esperto, arrivando a dibattere sulla stessa definizione di “esperto”, ignorando titoli di studio e professionali. Nel caso della guerra, ovviamente, i primi ad aver fatto le spese di questo nuovo modo “oclocratico” di fare informazione (e del sapere in generale) sono i giornalisti e i politici. Nonché ovviamente i civili ucraini che sono costretti ad aspettare che in Occidente qualcuno smetta di credere che stragi come quella di Bucha siano solo una montatura per screditare il “povero” Putin, ovviamente all’ignaro di queste macabre vicende. Non è necessario entrare nei dettagli per rendere l’idea del fenomeno di cui stiamo parlando, del resto, come dicevamo, abbiamo assistito ad un fenomeno identico anche nel corso dell’emergenza sanitaria iniziata nel 2020 con i primi casi di Covid-19.

Quello di cui stiamo parlando è il famigerato fenomeno cognitivo chiamato “Bias di conferma”, il quale spinge le persone a leggere le notizie (e più in generale le informazioni reperite) con un approccio pregiudizievole volto non a conoscere e ad approfondire ma bensì a cercare ossessivamente conferma di ciò che si è sempre pensato. Alla base di questo comportamento vi è la paura di molti individui di passare per ingenui, ignoranti o creduloni, temendo di aver dato per troppo tempo credito a tesi sbagliate, tanto da arrivare a negare l’evidenza o a creare complotti che rasentano la fantascienza. Consapevoli del caos mediatico in cui viviamo, è più onorevole ammettere di aver sbagliato e di essere stati vittima magari di informazioni sbagliate diffuse da chi si spacciava per onesto e trasparente.

Di fronte a tutto questo, viene quasi da rimpiangere il tempo in cui l’informazione era limitata al cartaceo o alle Tv. Il rischio, ovviamente, è quello poi di beccarsi l’accusa di voler “minare l’opportunità democratica” offerta dalla Rete, in favore di un’ informazione “monocolore” (o “di regime”) e facile preda di influenze esterne. Dall’altra parte però c’è da chiedersi se la valanga di informazioni prodotta ogni giorno non finisca con lo scatenare in noi quel sovraccarico cognitivo di cui si parlava prima, impedendoci comunque di vedere la realtà in maniera limpida. Sia in un caso che nell’altro, la ricerca della verità si rivela quanto mai un’impresa se non impossibile sicuramente estremamente difficile.

E quindi che fare? Bella domanda! Esiste una terza via tra la produzione incontrollata di informazioni in grado di offrire la possibilità a chiunque di contribuire al dibattito pubblico e, dall’altra parte, la creazione limitata di contenuti meglio “verificabili” ma che rischierebbero, sotto la cattiva influenza esterna, di creare una generale percezione sbagliata della realtà? Così su due piedi è difficile dare una risposta esaustiva. Sembra che il dibattito oscilli pesantemente tra queste due posizioni molto estreme, senza dar l’idea di un possibile compromesso o di una terza opzione. La stessa eventuale idea di voler creare degli organi controllori si ritrova ad essere essa stessa vittima di possibili accuse di favoreggiamenti, vanificando, quindi, anche in questo caso, qualsiasi sforzo per far venire a galla la “verità”.

Ovviamente, il modo migliore per risolvere questo problema sarebbe quello di insegnare a chiunque ad imparare ad avere il giusto approccio, non fazioso, aperto, e volto alla ricerca del confronto più che dello scontro. Ma che lo diciamo a fare….

Forse il futuro ci offrirà soluzioni che oggi non siamo in grado di immaginare. Forse tra queste c’è lo sviluppo di Intelligenze Artificiali sempre più progredite in grado di risalire a velocità non-umana il “percorso” di determinate notizie, andando a scoprire l’origine di un’informazione, di un’immagine o di qualsiasi altro contenuto, contrastando la diffusione di “fake-news” favorita anche dalla pratica sempre più diffusa di creare video con la tecnica “deep fake”. In apparente mancanza di alternative, speriamo nei nostri “discendenti elettronici” nella speranza che siano meno emotivi (e meno str***i) di noi esseri umani.

Daniel Nicopòlis

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5 Comments

  • Secondo me la AI porterebbe un ulteriore elemento intrusivo che rischia di distanziarci ancor di più dalla realtà

  • allora, grazie Daniel per questi spunti sempre così interessanti e dettagliati ….. e per questo io continuo a sposare la tesi di uki secondo cui la complessità della vita, rappresentata attraverso la complessità dell’animo umano, produce illusioni, ossia Maya!
    perciò, se proprio non riusciamo a mettere in quelle professioni gente integra ed onesta, capace non di creare falsità per il proprio tornaconto, ma finestre sul visibile per il bene di tutti,, non ci resta che dissentire, boicottare ….. tanto la vera verità, quella che conta, ossia la sofferenza della povera gente, quella rimane chiara e palese!

  • SONO D ACCORDO
    E’ UN MONDO DI MERDA E A CERTA GENTE DOVREMMO INIZIARE A NON DAR PIU’ CONTO. SENZA DI NOI LORO NON SONO NULLA.
    MOLTO INTERESSANTE QUESTO ARTICOLO DI NICOPOLIS,

  • il bias di conferma e’ una tragedia maledetta !!! e’ un qualcosa che insieme alla brama di successo crea un circolo vizioso su cui pero’ e’ sempre la verita’ a rimetterci
    bo? l’idea della AI mi sembra l ennesimo tentativo di delegare alla tecnologia cio’ che dovrebbe naturalmente far parte della nostra capacita’ di relazionarsi al mondo come si deve… non ne usciremo mai …

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