Il lupo perde il pelo ma non il vizio

Reportage esistenziale dai confini russi. Georgia e Armenia due nazioni: punto d'incontro tra Est, Ovest e Medio Oriente

C’erano dei bravi ragazzi, c’erano dei figli, dei padri e dei mariti. Il fumo in lontananza. Il cranio spaccato di una bambina. Cosa ti aspettavi? È la guerra baby. È la guerra. L’animale uccide, l’uomo trucida. Ochimchira, Abkhazia, il buco del culo del mondo, dimenticato anche da un Dio che troppo spesso era occupato a distribuire cornucopie di benessere al culo parato di chi, in fin dei conti, ha paura della sua stessa ombra. Disinteressata e nascosta inizia la guerra. Tanto vale che quei bravi ragazzi distruggano: nazisti, americani, russi, la barca è la stessa. L’orrore non ha nazionalità. Benvenuti nell’ennesimo massacro, benvenuti nell’ennesimo ricordo sbiadito, l’ennesima foto che ha preso polvere. C’era un detto un tempo, “il lupo perde il pelo ma non il vizio”. E se le fosse comuni non vi hanno ancora scosso la testa, allora, beh allora.. è meglio per voi se non continuate a leggere, sarebbe una perdita di tempo

  Il lupo perde il pelo ma non il vizio L’estate georgiana è da togliere il fiato. Caldo, umido, sudore. Ma com’è possibile che la notte ci sia questa temperatura? Il taxi viaggia velocemente dall’aeroporto al centro. L’unica prenotazione del viaggio, il primo ostello, ci da buca. S’inizia bene. Le cinque del mattino e nessun luogo dove dormire. Non mi chiedete come ma ci ritroviamo in piazza d’Indipendenza a giocare a carte. Gli unici passanti sono qualche ubriaco di ritorno dalla discoteca, un paio di ragazze con i tacchi in mano ed un cane. Due italiani, una panchina, le carte, un cane, una città che sta ancora dormendo ed un’alba alle porte.  Ricordo il primo assaggio, le ombre della notte nascondevano Tbilisi. Ricordo le case, ricordo i pensieri nella mia testa, ricordo lo smarrimento. Dove sono finito? È l’aspettativa l’errore… l’aspettativa crea un circolo, origina un bisogno da cui si inerpica, come edera su un palazzo, la pianta dell’ansia. È solo questione di tempo, un giorno, quando meno te l’aspetti il viaggio si tramuta, e te con lui. Respiri, finalmente, respiri e osservi, respiri osservi e ascolti. I tuoi sensi sono pronti al salto di qualità. Assopiti tra i chili di merda assorbiti quotidianamente ci sono anche loro. L’ansia nasce dall’iniziale conoscenza che il tuo paesino di merda non è l’unica realtà possibile. Fuori c’è anche altro, fuori c’è la vita. Come è stato possibile che l’altro, il diverso, sia diventato un nemico e non un alleato? Era forse più comodo alzare muri di filo spinato, affermare la propria proprietà su un luogo piuttosto che condividerlo? Finalmente un letto, finalmente un luogo ove poter riposare le stanche membra. Ostello Lighthouse, trovato per caso, unica possibilità di sana dormita e col senno di poi… una casa.  

Davide Lemmi

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6 Comments

  • Sai Ukizero, credo che la gente, la brava gente intendo, sia diventata, in questi ultimi tempi, come una dinamo della bicicletta in disuso, nessuno pedala o pedala poco e quindi la dinamo non riesce a fare luce abbastanza o non la fa per niente!

  • l’aspettativa, l’ansia… il guardare fuori dal proprio giardino.
    è la presa di coscienza all’inizio di un viaggio…
    un viaggio in paesi martoriati dalla sofferenza per giunta…
    inizia in modo toccante questo reportage, si preannuncia essere intenso …..
    intanto complimenti davvero a Davide Lemmi , per il dono di questa sua esperienza

  • riuscire a trovare una casa anche in quei posti lontani, per puro caso…….. cose che non si dimenticano, come il resto ne sono sicuro
    grande Lemmi!

  • tra le cose più interessanti che ho letto in questo periodo… bella scoperta! notevole questo blog. sto leggendo anche gli altri report di Lemmi, per un momento si ricorda che intorno c’è la guerra
    🙁

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