Il Ballerino di Louisville

«Vola come una farfalla, pungi come un'ape» (Muhammad Ali)

Nasceva il 17 Gennaio del 1942 il più grande sportivo mai esistito,  per molti il pugile più grande di tutti i tempi, ma per tanti altri il portavoce dei diritti ripetutamente calpestati in quei tumultuosi anni ’70: il suo nome è Muhammad Ali, il ballerino di Louisville.

Oltre a danzare sul ring è riuscito a trasmettere con i suoi modi diretti e provocatori le sue idee, collocandosi volutamente sempre in primo piano ed esponendosi allo scopo di far valere i diritti delle persone che rappresentava; è tutt’ora e resterà per sempre un’icona del sano sport, un simbolo e punto di riferimento per tutti coloro che credono nell’uguaglianza tra razze; un esempio unico e inimitabile.
La carriera di Cassius Marcellus Clay inizia da giovanissimo frequentando a soli dodici anni la palestra Columbia in Kentucky, dove si intravede subito il suo smisurato talento.
Dopo la vittoria alle Olimpiadi di Roma del ’60, conquista la corona di Campione del Mondo quattro anni dopo contro Liston; è in quel momento che Clay prende la prima importante decisione della sua vita: decide di seppellire il suo nome da schiavo convertendosi verso la religione mussulmana che sentiva più sua: nasce Muhammad Ali.
A causa di un episodio di razzismo, il suo oro olimpico venne scaraventato nel fiume Ohio dallo stesso Ali, dimostrando ancora una volta al mondo che la fratellanza nello sport non poteva bastare.
La destrezza, la tecnica e quella velocità, caratteristiche quasi innaturali per un pugile della sua stazza (191 cm per 98 chilogrammi), hanno permesso ad Ali di difendere per ben otto volte il titolo di campione del mondo dei pesi massimi.
La chiamata alle armi venne considerata dal campione afro-americano come un affronto alla sua intelligenza; il rifiuto di andare in Vietnam gli costò la revoca della licenza, del titolo mondiale e una condanna a cinque anni di reclusione.
Il “ballerino” rispose così: «Non ho niente contro i Vietcong, loro non mi hanno mai chiamato negro».
Solo nel 1971 fu assolto dall’ingiusto verdetto della giuria, composta naturalmente di soli bianchi, grazie ad un’ irregolarità nelle indagini svolte su di lui. Il ritorno sul ring fu dirompente.
Kinshasa 1974, il palazzetto dello sport tuonava un solo motivo “Ali, boma ye!” – “Ali, uccidilo!”. Foreman cadde all’ottava ripresa e il pubblico celebrò la vittoria del suo campione.
Schiva i colpi della vita, reagisci alle provocazioni e alle ingiustizie, lotta per ottenere un risultato e poi, magari guarda il cielo soddisfatto ripensando a tutte le tue fatiche: gridando “ce l’ho fatta”. Il quadrato sul quale danzava Ali riassume tutto; ogni sfida ha un vincitore e uno sconfitto; ogni match determina il fallimento dall’immortalità.
Settant’anni fa nasceva il rivoluzionario del ring, capace di esaltare le folle con parole scomode, pungenti; l’immaginario collettivo lo ricorda come il pugile che ha reinventato la boxe: Buon compleanno Muhammad, il ballo ancora non è finito..

 Andrea Della Momma

 

 

Muhammad Ali

Ali vs Foreman

Muhammad Ali – Can’t be touched

 

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