Giangiacomo Pepe: 35mm di pelle

L’essenza nuda e cruda che si cela dentro e al di fuori di ognuno di noi

È quasi l’alba di un giorno nuovo dell’ultimo mese dell’anno.
Scatta una chiacchierata con Giangiacomo, ebbene sì, ho la fortuna di averci parlato e condiviso, anche se ancora non ci si è mai incontrati. Lui nella lontana Genova e io sperduta tra le colline vicino ai Castelli Romani.

Giangiacomo parla poco. Lascia parlare le sue fotografie, come è giusto che sia e io non ho voglia nemmeno di fargli delle domande. C’è poco da dirsi, c’è poco da spiegare. È tutto detto nei suoi scatti. Veri, puri, intimi e così carnali. 35mm di pelle. Quelli che bastano per ritrovarsi nudi, per spogliarsi della vecchia pelle e mostrarne una tutta nuova, bianca e lucente. Una pelle che non teme le intemperie. Che non teme, il caldo e non teme il freddo. Una pelle che si mostra nelle sue perfette imperfezioni. Una pelle candida come le lenzuola, una pelle ancora vergine.

Le foto di Giangiacomo sono un inno alla libertà, al non temere di essere e di provocare. Una materialità così vera, così palpabile. La realtà che spaventa e che s’innalza davanti ai nostri occhi. L’essenza nuda e cruda che si cela dentro e al di fuori di ognuno di noi.

 

E non può stupire il turbamento”. Lasciamoci pur turbare dalla realtà che incombe, non temiamo le ombre, ma accogliamole nel nostro percorso così bianco, così lucente, così carnale.

E cantiamo anche noi, il nostro “Amore santo e blasfemo”, la nostra nudità.

Sofia Bucci

 

«Guardami: sono nuda. Dall’inquieto
Languore della mia capigliatura
Alla tensione snella del mio piede,
io sono tutta una magrezza acerba
inguainata in un color avorio.
Guarda: pallida è la carne mia.
Si direbbe che il sangue non vi scorra.
Rosso non ne traspare. Solo un languido
Palpito azzurrino sfuma in mezzo al petto.
Vedi come incavato ho il ventre. Incerta
È la curva dei fianchi, ma i ginocchi
E le caviglie e tutte le giunture,
ho scarne e salde come un puro sangue.
Oggi, m’inarco nuda, nel nitore
Del bagno bianco e m’inarcherò nuda
domani sopra un letto, se qualcuno
mi prenderà. E un giorno nuda, sola,
stesa supina sotto troppa terra,
starò, quando la morte avrà chiamato».

Antonia Pozzi – “Canto della mia nudità”

 

 

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9 Comments

  • ma sono bellissime!!!! vero è che non sono semplici nudi…si va oltre l’erotismo.sembrano rubate ad attimi di vita intima, quotidiana
    grazie Sofia. bella scoperta!

  • si vero. foto spettacolari. un bianco e nero molto particolare…veementi pur nella loro indulgenza, resa vana solo dall’eros
    grande Bucci. sempre belle cose! 😉

  • affascinante post. bella poesia. splendide foto. non conoscevo questo fotografo……..ci suggerisce un’altro sguardo sulla carne sessuale. saranno le luci, le ombre,i corpi che sembrano assenti allo sguardo.
    grande la Bucci! è sempre un piacere passare per uki… 🙂

  • Foto dirette eppur mai volgari. Si ama la donna attraverso la cosa che spesso più la qualifica in senso negativo
    Foto straordinarie
    pornocoolture è uno stile di vita, eh eh eh eh,,,
    Bravissima la Bucci

  • Poi a letto penso a te,
    la tua lingua metà oceano, metà cioccolata,
    alle case dove entri con disinvoltura,
    ai tuoi capelli di lana d’acciaio,
    alle tue mani ostinate
    e come rosicchiamo la barriera
    perché siamo due.
    Come vieni e afferri la coppa di sangue,
    mi ricompatti e bevi la mia acqua salata.
    Siamo nudi.
    Ci siamo denudati fino all’osso
    e insieme nuotando risaliamo il fiume,
    l’identico fiume chiamato Possesso
    e vi sprofondiamo insieme. Nessuno è solo.
    Anne Sexton

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