I fantasmi dell’Epfl…

Un esperimento ha ricreato la "sensazione" percettiva che spiegherebbe alcuni fenomeni paranormali: i fantasmi esistono solo nella nostra mente?

Al Politecnico (Epfl) di Losanna sono state individuate “presenze” e “fantasmi”. Non si tratta di ectoplasmi ma di un esperimento che ha ricreato (in persone sane) la sensazione di una ‘presenza’

 

Qual è l’origine dei fantasmi? Certo rispondere a questa domanda non è affatto facile. Da sempre (quantomeno da quando l’Uomo ha cominciato a porsi in maniera scettica di fronte alle superstizioni), schiere di individui hanno cercato di fornire risposte plausibili a questo e ad altri interrogativi dello stesso genere, con particolare riferimento a tutti quei fenomeni considerati dai più come “strani”, “inspiegabili” e per finire “paranormali”.

I fantasmi fino ad ora esistevano solo nella nostra mente, ma ora gli scienziati sanno esattamente dove trovarli e anche come riprodurli.

 

È il risultato cui è giunto uno studio del team di Olaf Blanke dell’EcolePolytechnique Fédérale di Losanna, in Svizzera, di cui fa parte anche Giulio Rognini, giovane ricercatore italiano. Rognini ha solo 30 anni, si è laureato a Pisa in Ingegneria Biomedica e «..con una semplice mail spedita al professor Blanke sono riuscito a ottenere un dottorato: il mio sogno era unire la robotica alle scienze cognitive». Al giovane scienziato la Svizzera non solo ha risposto, ma ha aperto le porte di uno dei laboratori di ricerca più avanzati al mondo.

Nelle storie di fantasmi c’è sempre una persona cara scomparsa, un angelo custode o un individuo sconosciuto che si presentano all’improvviso al protagonista, a volte per portargli un messaggio e quasi sempre lasciandolo spaventato. Per molte persone, però, non si tratta di storie, ma di realtà. Inspiegabile realtà, fino ad oggi. «La sensazione della “presenza” -spiegano i ricercatori- risulta da un’alterazione dei segnali cerebrali senso-motori, quelli che ci dicono esattamente dove siamo collocati nello spazio e come ci siamo muovendo».

Il cervello distorce la realtà e le percezioni.

 

Il cervello elabora in modo molto complesso le informazioni che gli giungono. Per percepire il nostro corpo si mettono in moto ben tre aree che elaborano tutte le informazioni che arrivano dai nostri sensi e che ci informano, appunto, della nostra presenza nello spazio.

Gli studiosi hanno alterato proprio questi input senso-motori, durante l’esperimento, in modo che il cervello dei volontari non potesse riconoscere questi segnali come provenienti dal proprio corpo e li interpretasse come appartenenti a qualcun altro.

Gli studi in laboratorio sono iniziati nel 2006. «L’origine di questo studio -racconta Rognini- si deve a studi condotti dal professor Blanke a partire dal 2006, in cui è stato indotto il cosiddetto ‘feeling of a presence’ tramite stimolazione elettrica di una specifica parte del cervello, la giunzione parietale temporale: il paziente in questo modo riportava una presenza dietro il corpo, ma girandosi non la trovava. La cosa curiosa è che questa presenza assumeva la stessa posizione e i movimenti del paziente: se era in piedi, anche il ‘fantasma’ risultava in piedi. Se era seduto, anche la presenza ‘si accomodava’. La condivisione fra postura e movimenti con la presenza percepita già mostrava la componente senso-motoria del fenomeno».

 

Ma come ricreare un fantasma in laboratorio?

I ricercatori hanno chiesto a 12 pazienti neurologici e 48 persone sane di sottoporsi ad un esperimento particolare: bendati, dovevano eseguire una serie di movimenti con una mano tesa davanti al loro corpo. Nel frattempo, dietro di loro, un robot li “infastidiva” toccandoli sulla schiena. Essendo le mosse del robot sincronizzate con quelle dell’individuo, il cervello le ha “inglobate”, si è adattato a loro. Quando, però, il movimento è andato fuori sincrono, il volontario è rimasto spaesato: la percezione spaziale e temporale ne è risultata distorta. Da qui si sono generati i cosiddetti “fantasmi“, la sensazione, cioè, che ci fosse qualcun altro accanto. Alcuni partecipanti hanno creduto davvero di vedere fantasmi e di avvertire delle presenze. Per alcuni, si è dovuto persino interrompere l’esperimento perché proprio questa percezione di presenze è stata troppo forte causando una vera sensazione di panico. «Il nostro esperimento è stato il primo a riprodurre un fantasma in laboratorio -spiega il professore Olaf Blanke, uno degli autori dello studio- il sistema robotico ha imitato le sensazioni provate da pazienti che soffrono di disturbi mentali o di persone sane che vivono periodi particolarmente stressanti. La presenza dei fantasmi si avverte raramente in condizioni normali e molto più spesso quando la percezione del nostro corpo è alterata nel nostro cervello».

I ricercatori, insomma, non hanno dubbi: i fantasmi esistono solo nella nostra mente.

 Katia Valentini

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