Estra: la musica coi tagli @Init (04/2014)

Per confermare gli Estra: sono tornati! E sono oggi come allora, una realtà altra nella realtà data

A distanza di circa 12 anni dall’ultima pubblicazione discografica gli Estra tornano insieme per un tour di quattro date che, stando alle comunicazioni ufficiali della band, proseguirà almeno fino al termine dell’estate.

Eravamo alla data di Roma, che si è tenuta nello spazio dell’Init. Eravamo lì per ascoltare una delle band più importanti del panorama rock degli anni novanta.

*Non posso giurare sul fatto che questi siano tutti i brani eseguiti durante il concerto.

*Non posso assicurare che questo sia l’ordine in cui siano stati eseguiti.

*È la vita.

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Preghiera: Dal futuro una supplica lucida e feroce avvinta dal frastuono.

Nordest Cowboy: A quel tempo, l’orizzonte degli eventi a venire aveva come scenografia la desolazione sconcertante del nordest. Così la Pianura Padana si faceva landa per cavalieri solitari votati al profitto. Benessere e alienazione. Da paura.

Minimo: Miniaturizzando l’Essere.

Miele:  Nettare poetico.  Scritta, come raccontato nell’introduzione, in preda al tabacco illegale.

Soffochi: Impietosa e sincera. Da mozzare fiato.

Ai tuoi occhi: Cosa noi si possa trovare nello sguardo altrui resta un mistero che lo specchio non potrà mai restituire. Davvero molto bella. Grande resa dal vivo.

Passami da dentro:  Un saggio poetico sulla possessione. Delle cose che ci superano passandoci attraverso. E se il cantante è l’attore, il pubblico non può che essere il coro.

Risveglio: Fin dalle prime luci dell’alba principia la sciagura del quotidiano. Il brano nella sua esecuzione è impreziosito dal chitarrista Lorenzo Corti. Cantano tutti.

Kamikaze politico: Inedito. Boom.

Signor Jones: Un ritratto chirurgico, in versione dissonante, dell’uomo medio occidentale costruito sul meccanismo dell’esortazione. Bella oltre ogni dire anche così.

Un varco: Una poesia policentrica sulla ricerca.

Vieni:  Eroica. Potente. Toccante.

Veleno che resta: Inedito. Da Borges in avanti.

Puoi distruggere: Una lettera spedita alla morte. Un brano difficile da raccontare. Dal vivo meglio che sul disco.

Dai recinti: Mai stata fra le mie preferite. Pazienza, direte voi.

Non canto: Possono le pagine di un diario trovare compimento nella ritmica di un brano? Si, qui più che mai. E pur ammettendo di non essere obiettivi vogliamo affermare che in questo caso siamo oltre, molto oltre, il concetto di canzone. Applausi.

Hanabel: La figura di questo brano potrebbe essersi dileguata, estinta. Per incompatibilità con i tempi, per predisposizione, per genetica ritrosia al moderno. Tanto bella quanto malinconica.

L’uomo coi tagli: Difficile dire quale sentimento personificato attraversi le scene descritte dal brano. Solo possiamo accertare fin dal titolo quale siano gli effetti del suo passaggio. Un classico del loro repertorio.

BIS

Sacrale: Profetica, se si tiene in conto dell’anno di pubblicazione. Una dichiarazione di intenti a scapito di tutti i presenti basati sull’effimero.

 

La musica è finita, i musicisti se ne vanno. Le luci che tornano ad accendersi rivelano i volti di un pubblico che copre un ventaglio generazionale di quindici/venti anni. Tutti contenti e stanchi, malgrado i problemi tecnici che Giulio Casale ha lamentato fin dai primi minuti, problemi in realtà non nuovi all’Init.

Nel silenzio del ritorno a casa si apre lo spazio delle riflessioni, in poche parole, quello del senno del poi. Ancora oggi, o meglio, soprattutto oggi, sembra molto difficile comprendere per quale motivo questo gruppo, fra i più apprezzati, si sia allontanato dalla scena musicale. Per stanchezza? Per capriccio? Per i risultati di vendita dell’ultimo disco? Per colpa del sistema discografico che, come da loro affermato in queste settimane, dopo i C.S.I. al primo posto in classifica e i Subsonica a Sanremo, li voleva tutti al banco di prova del grande pubblico? Per, peggio che mai, la paura di riuscire? Difficile a dirsi.

Noi abbiamo visto un bel concerto, volendo anche sopra le righe, con tanto stage diving. Noi abbiamo ascoltato sonorità che in questo intervallo temporale ci erano mancate. Noi, che da anni sosteniamo l’impossibilità di supplire alla mancanza di carisma e di capacità tecniche e vocali con la manfrina in rete, abbiamo goduto di un live che, paradossalmente, non ha fatto altro che rinnovare il nostro rammarico per questa prolungata assenza.

Noi siamo qui per confermare che gli Estra, sono tornati e sono oggi come allora, una realtà altra nella realtà data.

Piero Maironi   

 

BAND:

Giulio Casale – voce e chitarra
Abe Salvadori – chitarra
Eddy Bassan – basso
Nicola Ghedin – batteria

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