iL dOnO: “Fuori dal Nulla” o resistenza; tutto sul nuovo Album dell’eclettica alt-rock band

Con il nuovo album iL dOnO continua la sua evoluzione sulla pelle del rock… Il quartetto romano rispolvera stavolta sonorità new wave con intromissioni sinfoniche su un piatto rock, il tutto immerso in un cantautorato che, mettendosi a nudo, svela la propria resistenza artistica…

Ad otto anni dall’ultima prova discografica, la band dei Castelli Romani torna al pubblico con il quarto album in studio, dieci brani che sembrano l’esatta sintesi della loro multiforme personalità.
Basso, chitarre, batteria e voce hanno ancora molto da dire e questo disco dal titolo “Fuori dal nulla”, che raccoglie brani inediti e brani già pubblicati in streaming, arricchiti da due cover, ne è la riprova.

Dal piglio seminale di “Simbolismi”, che irrompe come manifesto intenzionale in tutta la sua potenza dalla fine degli anni novanta, fino a ieri eseguita dal vivo ma mai incisa, si arriva al primo singolo dell’album “Come chi non perde mai”. Il brano, magistralmente arrangiato e arricchito dall’uso degli archi a sottolinearne l’intensità melodrammatica, sembra esprimere alla perfezione attraverso un suono cupo eppure brillante, la celebrazione delle inevitabili contraddizioni date dal divario temporale che, come uno specchio, si frappone fra gli autori di ieri e di oggi.

Con “Fame”, terza traccia del disco, sorretta da un groove micidiale, invece si precipita nella povertà culturale che affligge la modernità, dove la spinta innata a nutrirsi di emozioni viene continuamente frustrata dalla pochezza dell’offerta.
Alle mille domande del brano, come risposta netta e consapevole, ecco quindi a seguire “Fuori dal nulla”, un blues destrutturato e ipnotico che sembra scritto per colpire al cuore la Grande Illusione Occidentale, impegnata in una televendita continua di soluzioni preconfezionate e instagrammabili.
Seguono “Irreversibile”, una lettera d’amore disperata e bellissima, che invita alla resistenza in attesa di una luce accecante, quella dell’alba di un amore che ha attraversato la notte, e “Piccola Morte”, un brano già uscito in streaming, dai forti connotati elettronici su un impianto rock, in cui il senso di ribellione si oppone a tutto ciò che è codificato.
Chiudono il disco “Loop Song”, ancora più sperimentale ed elettronica, dove il canto sembra imprigionato in una lista dei desideri circolare e al contempo infinita, e “Astronave”, un salmo futuristico da intonare in attesa del viaggio che ci aspetta al di là del presente che ancora e ancora, inesorabilmente, ci delude.

Nell’edizione discografica si trovano anche “Lunga attesa”, brano con il quale la band partecipò al concorso indetto dai Marlene Kuntz in occasione del loro album omonimo e “We’re in this together”, cover dei Nine Inch Nails, in una versione liberamente ispirata, con strofa in italiano, di grande impatto emotivo.

Concluso l’ascolto, la sensazione è quella di aver goduto di qualcosa di estremamente ricercato, come capita sempre più raramente nel rock italiano.
Emerge dal disco la ricerca concettuale della band, volta a mostrarci un percorso che sembra condurci davvero Fuori dal nulla. Così, grazie anche a melodie mai scontate, la potenza della batteria, sulla quale sembrano incastonarsi i giri del basso, e il suono delle chitarre ora limpido ora sporco, ambiscono a comporre tutte le parti di un’opera. Nelle prove più riuscite dell’album il suono rifulge, mentre le urla e il furore esaltano liriche imprendibili, che ci parlano di una maturità che non si è arresa, che non è stata domata dalle strategie commerciali della rete onnisciente che ci circonda, che vorrebbe decidere del successo dell’uno come del fallimento dell’altro.
Dalle parole, dal frastuono, dalle melodie di questo disco, come distillata, emerge radiosa e inviolabile una sola certezza, quella di non rinunciare mai al futuro.

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