Dio e Darwin: tutta colpa dell’anima della Scimmia

Esiste un nodo teologico che impedisce il connubio tra scienza e fede: il concetto di Ruach

E voluzionismo e Creazionismo convivono nel mondo cattolico ormai da decenni, e la cosa non crea più l’imbarazzo di una volta. La Chiesa ha riconosciuto la teoria darwiniana come “possibilità ragionevole” per spiegare l’origine dell’Uomo ma ha dimenticato di risolvere una questione teologica fondamentale, quella che di fatto crea incompatibilità. Nella Bibbia, l’Uomo viene inteso diverso dagli altri esseri viventi perché l’unico in possesso di un’anima immortale; nella teoria di Darwin, invece, si ritiene che l’essere umano abbia antenati in comune con le scimmie. Questo lascia scoperto un nervo (anche senza considerare, per il tempo di questo post, le teorie su possibili interventi di manipolazione genetica da parte di vite aliene).

Dall’800 ad oggi, le posizioni del Vaticano sulla questione hanno seguito un travagliato percorso evolutivo (è il caso di dirlo): un’ostinata chiusura si trasforma, nel corso degli anni, in una prudente accettazione, fondata sul riconoscimento del principio diragionevolezza” della  teoria darwiniana purché ricollegabile ad un “disegno Divino” prestabilito. Ma l’approccio si rivela troppo superficiale e le cose  finiscono per il complicarsi senza che nessuno ne abbia reale coscienza. Secondo la dottrina della Chiesa tutti gli esseri viventi devono la propria esistenza al “Nephesh” (l’anima) ad eccezione dell’Uomo che, invece, gode del “soffio divino” (“Ruach” in ebraico), quello che gli garantisce l’immortalità dell’anima. Qui il nodo viene al pettine: se accettiamo questa distinzione netta dobbiamo considerare i roditori sopravvissuti all’estinzione dei dinosauri (antenati di tutti i mammiferi moderni) privi del Ruach così come qualsiasi altro animale, ma se questi risultano essere anche i nostri antenati dobbiamo anche trovare il modo di spiegare come e quando, nel corso del proprio percorso evoluzionistico, l’essere umano abbia acquisito il privilegio dell’anima immortale.

Tra i credenti, si tende spesso a ridurre il dibattito alla relazione tra anima immortale e attività cerebrale complessa, considerando una la prova dell’esistenza dell’altra. Una tesi grezza che trae origine, ancora una volta, da un’analisi grossolana che non soddisfa le nostre perplessità: qual è il limite di capacità celebrale che determina la presenza del “soffio divino” in un essere vivente? Neonati e cerebrolesi umani su quale livello li vogliamo collocare? Fosse questa la sede giusta, ci sarebbero le premesse per  aprire un dibattito anche sul tema dell’aborto.

Il nocciolo della questione è chiaro: o si approfondisce la questione o il tentativo  di conciliare fede e scienza su questo tema è destinato a fallire. D’altro canto, è anche vero che alla teologia rimane ben poco margine d’azione: o si da per assunto che anche gli altri esseri viventi siano destinati all’immortalità ultraterrena oppure si può ipotizzare l’esistenza di un percorso evolutivo anche per l’anima che segua parallelamente quello del corpo fisico. Si tratterebbe di considerare l’esistenza di una forza spirituale di base insita in ogni essere vivente che, attraverso le esperienze soggettive, cresce e si evolve muovendosi attraverso i vari piani spirituali che compongono l’universo dei quali quello terrestre rappresenterebbe il livello più “basso”. In tutto ciò bisognerebbe poi trovare uno spazio in cui inserire il Paradiso e l’Inferno cristiani, incompatibili con la teoria dei livelli spirituali. E siamo di nuovo al punto di partenza. Conciliazione tra fede e scienza? A questo punto la vedo dura.

 

Daniel Nicopòlis

 

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10 Comments

  • Tutte le prove anatomiche e trasformazione delle specie, il loro adattamento ai cambiamenti ambientali, esemplificando il nostro scheletro attraverso fossili, testimoniano a favore della legge dell’evoluzione. Tanto che stiamo digitando, comunicando in tempo reale grazie alle teorie scientifiche comprovate. Questo non è un amore impossibile verso Dio, al contrario, la grandezza di Dio è sopra le credenze e concetti semplici. Grazie.

  • saranno pure concetti semplici, ma oltre al fatto che il creazionismo proprio non lega con l’evoluzionismo,c’e’ anche da dire che l’evoluzionismo stesso ha dei buchi enormi …… vi ricordate del famoso anello mancante????

  • neshamà è nella mente. ruach è nel cuore, sede delle emozioni. il soffio vitale (anima inferiore) è infine nel fegato. sono i 3 livelli dello spirito. inoltre ognuno si può comportare mossi o dagli istinti (soffio vitale/fegato) o dal cuore ad esempio (appunto ruach). quindi questo discorso dei 3 livelli non è così semplice. il giustissimo punto di vista di nicopolis è solo un punto di partenza…

    • si sono d’accordo. sulla traduzione ebraica conosciuta c’è solo un accenno a questa dottrina deli livelli dello spirito che non basta certo a giustificare questa contraddizione

  • Crisi ecologica, polemiche sull’insegnamento del darwinismo, scontro tra laici e cattolici su questioni bioetiche sempre più impegnative: già questi temi ci ricordano come il confronto su natura e creazione rappresenti il problema nel quale siamo tutti coinvolti

  • però certo è strano parlare di evoluzinismo oggi,senza ricordare che l’anello mancante potrebbe essere stato impiantato da una civiltà aliena,come affermano non pochi esperti ormai

    a quel punto ogni ragionamento cattolico se ne va al secchio

  • i conti non tornano di certo. in primis con la chiesa che tanto già si incarta di suo con una miriadi di contraddizioni teologiche, ma anche con la scienza stessa.
    ormai troppi studiosi parlano di un gene/anello mancante poi apparso in modo troppo repentino secondo la natura evoluzione

  • in effetti questo impasse sottolineato da Daniel rimane comunque abbastanza imbarazzante per la chiesa , si sarebbero dovuti preoccuipare almeno di introdurre un divino intervento per inserire ruach nell’essere umano ad un certo punto dell’ evoluzione

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