Degli stage..

Il purgatorio degli stage formativi e il cortocircuito sistematico che saccheggia i giovani del loro futuro

Mi ritrovo qui di fronte al Pc e dopo tanto tempo  ho la possibilità di dedicare del tempo alla mia passione principale: scrivere, descrivere, disegnare il mondo a parole. Questo perché per ben sei mesi mi sono trovato a fronteggiare uno dei grandi cancri del sistema Italia: uno stage formativo. Comincio con la descrizione di un fatto che mi è accaduto in prima persona perché sono quelli che mi capitano di descrivere meglio o forse perché questa bella piattaforma virtuale potrebbe essere la valvola di sfogo (l’ennesima) per migliaia di giovani e meno giovani italiani davvero incazzati. E come non mai.

In Italia un certo bel giorno è subentrato un cortocircuito sistematico dove il risultato è stato questo: i giovani non meritano un lavoro e se proprio devono, devono farlo praticamente a gratis. Chiedetelo ai vostri genitori, zii, nonni, parenti, amici con qualche capello bianco in più sulla testa: ai loro tempi era possibile andare a lavorare in qualunque luogo senza percepire una mancia almeno simbolica? No. Ma un bel giorno i parrucconi e i padroni d’Italia hanno deciso altrimenti. Ed ecco allora orde di giovani pronti a lanciarsi su annunci (spesso e volentieri sul web) che promettono stage formativi  senza retribuzione alcuna, per un motivo a noi oscuro. Il massimo che si promette è un fantomatico rimborso spese e visibilità. È rinomato che un ventenne quando va al supermercato può pagare con la visibilità: «Allora due pacchi di pasta, patatine e lamette per la barba, fanno… ah, è giovane, si faccia guardare un po’». Meglio ancora l’affitto di casa o la possibilità di tirar su famiglia: basta un rimborso spese e la visibilità. La formazione. È utile formarsi facendo fotocopie, portando plichi, andare alla posta a pagare bollettini.

Perché tutto questo? Perché siamo il paese del “tutto domani”. Per ora ci sono loro, le generazioni precedenti alla nostra, lì in cattedra (e sembra che ci siano da sempre e per sempre) e, abituati ad avere una generazione di figli e non figli addomesticati a suon di televisione e giochini vari, se ne fregano. L’importante è vivere al momento e domani si penserà al resto. Ma no, al resto non ci si pensa mai. Si lascia che una generazione intera di figli d’Italia viva imprigionata dal peso di non avere un reddito, di dover campare sulle spalle dei genitori sempre più in preda di una crisi economica che non lascia e non lascerà scampo. All’inizio ci si giocava su: i bamboccioni. Ora ci si preoccupa sul serio, il laccio della corda si stringe sempre più forte attorno al collo della “Giovine Italia”. Sempre meno persone si lasciano abbindolare dallo spettro delle veline e dei calciatori: no, c’è consapevolezza che c’hanno rubato il futuro.

E domani? Il domani lo potresti vedere dipinto sulle facce dei fratelli greci (veri fratelli di sangue): lì i suicidi sono aumentati del 40% da quando le banche hanno deciso che la Grecia è destinata al fallimento. I prossimi saremo noi? Aspettiamo con ansia quali mirabolanti novità ci saranno in tema di crescita nei prossimi giorni da parte del governo.

Per ora chiudo io con la fine della mia parentesi personale nel mondo degli stage formativi: sono in attesa di una e-mail che mi dica che “purtroppo non c’è modo di continuare la collaborazione”. AKA: “purtroppo non abbiamo voglia di pagarti di più, pagarti i contributi, metterti in regola. Sceglieremo un altro fesso da abbindolare a 250/300 euro al mese, proprio se ci va”. Letteralmente così.

Ma un giorno cambierà, sì cambierà.

 Emanuele Chiti

 

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