Daughter @Villa Ada (Roma) – 08/2016

L'acclamato trio indie arriva a Villa Ada e la loro splendida musica fra ambient e alternative riesce ad appianare anche un show un po' freddino..

I Daughter sono un trio inglese di buone speranze, alle spalle. Si sono formati a Londra nel 2010. In realtà Elena Tonra,  Aka Daughter, a scuola si è
aggregata con il chitarrista Igor Haefeli e il batterista Remi Aguilella, entrambi studenti. La prima pubblicazione è rappresentata dall’Ep “His Young daughter02Heart“, pubblicato nell’Aprile 2011 (senza Aguiella). Qualche mese dopo hanno pubblicato “The Wild Youth“. Poi a Marzo del 2013 esce l’album d’esordio,  “If You Leave“, che contiene tra l’altro i singoli “Smother“, “Human” e “Youth“.  Accolto positivamente dalla critica, l’album si è piazzato al 16° posto della UK Albums Chart. Nel corso del 2013 la band si è esibita come spalla tra gli altri ai Sigur Rós e ai The National.

Nel gennaio 2016 è uscito il secondo album “Not to disappear“. Il suono della band è stato definito da Mike Diver della BBC:  «Una rosa con le spine, una bellezza minacciosa. Un suono istantaneo incantevole ma freddo come il design». Concordo. La bella voce di Tonra è un incrocio tra i ‘folk acoustic’ e gli intimismi di Cave, ma senza il punk. Ti attraggono, di circuiscono con la loro pioggerella di suoni inglesi, rarefatti anossigeni, poi sembra che il chitarrista si svegli e si ricordi che è nato nella terra dei Jam e dei Clash, ma dura poco. Hanno il sopravvento le lande desolate del Connemara, il vento di maestrale e l’Atlantico che spazza le Aran, le renne che passano al guinzaglio di Babbo Natale. Da quel suono non si esce mai. Sembra di stare in ascensore. daughter04

 

In una delle notti più caldi dell’estate 2016 il gruppo ci delizia sul palco di Villa Ada con una musica rarefatta. Il repertorio è alquanto scarno, solo due dischi e una cover… circa venti pezzi, tra l’altro molto simili. Belli per carità, puntuali al parossismo e ortodossi nella loro fighettagine da designer UK. Mai un pezzo sfumato mai un accordo in più, mai un over, tutto piuttosto freddo, glaciale. In realtà sotto palco un sacco di ragazzine sui vent’anni stanno li e se la godono, a loro piace, applausi e tutto il resto. A me lo show è sembrato mancante di anima (di soul), mi mancano le sfumature che i musicisti esprimono dal vivo, mi manca la grinta, la cattiveria, un po di rabbia.. Vedo gente che chatta al telefonino.. “Che fai stasera? Ma… sto qua al concerto, mo vado a nanna mi manca il gatto acciambellato sui piedi”.  Un treno di promesse, poco più. La differenza tra un bel disco (ed “If you leave“,  è un bel disco) e un concerto bello è tutta qui. I Daughter potevano anche suonare in playback, tanto era uguale.  Hanno fatto bene i compiti, ma non hanno scaldato la platea.

daughter01 Bravi e fighettini. Tornassero a gennaio, che ci sono i piumoni, le castagne, il vino rosso, i gatti acciambellati e la pioggerellina autunnale… sarebbe perfetto. Tutto qui. La scaletta è tre quarti del primo disco più metà del secondo. Fatta bene, e in sequenza logica di quanti click hanno su Youtube.

 

Report/Foto: Daniele De Sanctis

Vi metto pure un video figo: Tonra che canta i DaftPunk

 

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