Corrispondere

In un’epoca sempre più virtuale, la corrispondenza elettronica si fa analogica e analogia. Si fanno parole e inchiostri, si fanno lettere ed emulsioni in emozioni. Ho spedito una Polaroid a Giulio Casale, in cambio di un testo. La risposta corrisposta.

Esitavo a irrompere. Delicatezza mi pareva ancora Qualcosa. Vorrei mai…
Potevo sbagliarmi. Potevo annullarmi.
Nudo e solitario traversai infine il ponte, e anche venti contrari.
Una volta giunto all’altra sponda era tardi, era chiaro: il ponte sono io. Siamo tutti.
[Giulio Casale]


«Il mondo ha bisogno di bellezza
anche se ti urla il cuore
anche se ti mozzano le dita».
(una poesia di Nino Pedretti, una mattina a Campo Tures)

Gli occhi color gelo di Giulio Casale sono il posto perfetto per iniziare una rivoluzione. Ancor più a Gennaio, dietro un velo di eleganza e gentilezza tipico di chi canta con gli occhi chiusi e le mani libere o incastrate sulle corde.

Ascoltare Casale mi fa pensare ad un ponte. Un ponte che collega più generazioni. Un arco di tempo da attraversare da sopra a sotto. Uno scorri mano su cui scivolare e fare capriole. Un ponte ricoperto da arbusti, quasi ad avere sempre del verde a disposizione, perché la bellezza non è facile da avere. La strada impervia e tremolante; ma fondamenta forti e coraggio sulle spalle per andare avanti. Costi un anno, decenni o cinque. “Cinque Anni”, di distanza dal disco precedente, di lavorazione. Cinque pezzi, cinque dita da stringere, cinque righe per comporre. Cinque minuti che mi do per correre avanti e indietro sul ponte. Cinque possibilità di scelta. Cinque errori a cui rimediare. Cinque opportunità: una è questa qui.

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Sofia Bucci

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