Chiara Cupini: “La Vita di Dentro”

Ogni dolore può essere sopportato, se lo si narra o se ne fa una storia. Una raccolta di racconti e poesie a scandagliare ogni spettro dell'animo umano

Scrivere di un classico è semplice: tutto è presente, tutto è realizzato, quasi tutto è stato espresso; anche se, come affermava Italo Calvino, un classico è tale perché «non finisce mai di dire quello che ha da dire». Si trova sempre qualcosa di sconosciuto, nei classici, indicano sempre nuovi sentieri da percorre, o, come asseriscono i poeti “i viali delle esistenze”. Difficile è scrivere di un emergente, per via del suo essere ignoto, per i pregiudizi che si concentrano sulla sua opera nascente, e per altro ancora. Ebbene in questo articolo vorrei parlare di una scrittrice in erba, poiché ho scorto nei suoi scritti il filo di una emozione, corroborato dalla costante di un dolore carsico. Si chiama Chiara Cupini, è nata a Roma solo qualche decennio fa e, dopo vari trasferimenti, trova una sorta di pace in un paese di provincia. Ha compiuto studi regolari sino alla laurea in Pedagogia. Fin dalle elementari la sua inclinazione per la scrittura creativa ha preso il sopravvento, tiranneggiandola. Mi piace pensare che abbia dentro di sé il demone della letteratura, quello che ama il gioco, la libertà di inventare la vita, creare mondi, di rendere la realtà leggera come un palloncino colorato che scappa di mano e se ne va per conto suo.

Prima di cimentarsi con la scrittura è stata una lettrice vorace; non si può scrivere se non si è letto molto. Una volta un genio come Jorge Louis Borges ha detto che lasciava ad altri di gloriarsi dei libri che avevano scritto e che la sua gloria erano invece i libri che aveva letto. Il suo stile è debitore delle letture compiute e i contenuti del vissuto personale, una sorta di autobiografia dolorosa. In fondo la letteratura è anche un rispecchiamento oggettivo della realtà, soprattutto della vita di dentro. Uno specchio impietoso portato lungo una strada, a volte riflette l’azzurro del cielo, altre il fango delle pozzanghere (Stendhal, “Il rosso e il nero”).

La vita di dentro” è il titolo della raccolta dei suoi racconti e poesie: “Bistrot 85“, “L’amore donato“, “Dolores“, “Sub limen“, “Artista di strada“, “Testamento d’amore“, “Parole“, “Condanna“, “Eclissi“, “Il danno“. Tutti gli scritti hanno partecipato con successo a concorsi letterari. Ci parlano delle angosce che non abbiamo il coraggio di affrontare. Rimarcano una volta di più che la nostra esistenza è lastricata di dolori e disperazioni, ma anche gioie e speranze rinnovatrici. Emerge forte il concetto, espresso più volte, che la vita privandoci di qualcosa ci dona qualcos’altro. In un ciclo inesausto di creazione e distruzione, nascita e morte, eros e thanatos. Ogni racconto è un viaggio dentro l’uomo, una favola, una metafora della nostra condizione umana. Una sonda che scende in verticali profondità illuminando gli angoli più oscuri del nostro cuore. Ogni poesia una corsa a perdifiato verso quella luce che si nasconde tra i rovi che, prima di esserne avvolti, ci dilaniano le carni. Chiara guarda, osserva, descrive, narra senza bisogno mai di cadere nel particolare. I soli particolari che indaga e porta alla luce sono quelli dell’anima.

 

Giuseppe Cetorelli

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