Brunori Sas: Intervista Esclusiva!

Un'intima e sincera intervista ad uno dei migliori cantautori italiani

.Buona sera a tutti siamo qui con Brunori Sas, come stai?

Sono stato sequestrato, da un intervistatore-rapitore dell’anonima..

 

sarda! (risate). E iniziamo a parlare di questo tour, dicci un po’,  come sta andando, come va con il pubblico? È sempre appassionatissimo immagino..

Bello bello; a dire la verità ci stiamo divertendo molto. Sia perché i posti come quello di stasera sono bellissimi e già questo fa il suo e poi perché la gente è sempre affettuosa, oltre ogni immaginazione quindi siamo davvero contenti. E poi stiamo suonando tanto quindi meglio di così…

 

Bene, ma come posso notare il baffo ormai è stato coperto da  una folta peluria. Cos’è successo?

Si è avvenuto questo cambiamento e purtroppo questo è stato l’unico l’elemento artistico nuovo che ho inserito, per scombinare le carte – (rido) – Come a sorpresa nel 2013, dopo il tour senza baffi, la gente si aspettava certamente il ritorno del baffo ma li ho sorpresi con la barba. E come dicevo.. è l’unico elemento artisticamente innovativo e rilevante che ho fatto in quest’ultimo periodo.

 

Ma nooo… anzi, parliamo proprio dell’ultimo disco “Il cammino di Santiago in taxi”, e del singolo di lancio “Kurt Cobain”, che a me è piaciuto moltissimo; Questo parallelismo con Kurt Cobain e Marilyn Monroe, due grandi, in modo decisamente diverso, del passato e che non sono mai stati capiti, a volte ignorati, soprattutto sentimentalmente, emozionalmente. Ti ci trovi anche tu un pochettino nella stessa situazione? Come mai hai pensato a loro?

No, in realtà tutto è nato da una suggestione a seguito della visione di un documentario/intervista su Kurt Cobain, dal nome “About a Son”. Vedere le immagini della sua vita, dei suoi concerti e sentire la sua voce di sottofondo mi ha colpito molto, anche perché dava una prospettiva diversa sull’artista. Si percepiva l’essenza dell’essere umano che c’era dietro a quello che poteva essere il personaggio, al cantante da palco. Anche perché se ripenso a lui ricollego a quando ero ragazzo, e l’avvenimento a quei tempi fu un colpo totale per me.

 

Il suicidio di Kurt Cobain?

Si, era un avvenimento che se avevi 14 anni e soprattutto se ti piacevano i Nirvana ti aveva certamente colpito… ed è un ricordo che porto ancora.

 

È stata una botta..?!

Traumatica, pure se vuoi… (pausa di 15 secondi in cui squilla il telefono e rifiuta una telefonata per continuare a parlare con noi) ..e quindi dicevo, la cosa è stata legata più che altro ad una riflessione in generale sul percorso della vita delle persone. Su come magari ci si immagini sempre che il raggiungimento di un determinato tipo di obiettivo possa dare la felicità o che il successo possa fare lo stesso. Ma non è cosi. Quindi la canzone esce fuori da questa riflessione sentimentale, ma non è che ci ho pensato tanto, il brano mi è venuto molto naturale…

 

E com’è Dario dietro il palco? Com’è Dario rispetto a Brunori?

Quando ho scritto il disco non era un periodo particolarmente felicissimo, ma è normale!

 

– Ma si, che poi certe situazioni per una serie di motivi, finiscono per essere quelle più artisticamente prolifiche, no?

Si infatti, purtroppo bisogna augurarsi di essere infelici per scrivere dischi! (ride e poi torna serio). No in realtà no… quello che ti capita alla fine è che magari non riesci proprio a metabolizzare subito quello che ti accade. Poi nei momenti in cui stai da solo con te stesso esci fuori dal “circo”, dall’essere in contatto con tante persone, dalle varie distrazioni, dal suonare che comunque ti distrae. In realtà un periodo di solitudine, essenzialmente, ti fa bene, ma tira fuori a galla anche molte cose che hai tenuto un po’ da parte.

 

Quindi alcuni Poveri Cristi vengono fuori da dentro di te?

Io penso che in qualche modo, tutti siamo dei poveri cristi. In diversi momenti e in diverse situazioni. Ma credo anche che ci si possa vedere dei poveri Cristi non in modo tragico, io alla fine cerco di tirar fuori la parte ironica della faccenda; anche perché penso che quello sia la base di partenza, se ci si crogiola troppo nella parte della disperazione…

 

– Si finisce nell’autocommiserazione?

Eh si, diventa un’autocommiserazione, è inevitabile. E io cerco di raccontare non in maniera drammatica ma ironica.

 

Un’altra cosa che volevo chiederti, quali sono i tuoi artisti di riferimento? Io in te ritrovo un’artista, che io adoro, da romano, in quanto io romano e lui romano. Francesco De Gregori… ti ci vedi un pochettino?

(sorride imbarazzato) – Ma guarda non lo so. Nel senso che mi sembra veramente azzardato come paragone, perché sicuramente quello che faccio ha sicuramente dei richiami a un cantautorato degli anni settanta , fra cui De Gregori, però non credo di aver scritto cose belle come quelle di De Gregori, assolutamente. Magari!

 

– Onestamente, secondo me, alcuni tuoi pezzi sono meravigliosi..

Accetto e apprezzo. Ma sono abbastanza oggettivo per dire che ci sono stati autori che negli anni hanno scritto pezzi bellissimi e che hanno dimostrato, anche una certa continuità. Si può fare una buona canzone, non è impossibile. Si possono fare anche due-tre buone canzoni, ma quando un cantante riesce a fare dischi che dal primo all’ultimo brano sono fantastici e così i dischi a seguire, è un grandissimo artista. Stesso discorso vale per la capacità di entrare nella tradizione nazional popolare, con canzoni che riescono anche ad arrivare  ad un’intera nazione rimanendo di grandissima qualità. Questo è un traguardo che insomma… io mi auguro di raggiungere, ma al momento non è distante.

 

– Ce lo auguriamo tutti. A proposito di territorialità, spostiamoci a sud. Immagino che ti senta legatissimo alla tua terra, la Calabria, da dove viene un altro grande cantante, che era Rino Gaetano, ma ti volevo chiedere, ora dove vivi?

Sempre in Calabria (ride).

 

–  (rido) – Ah.. sempre in Calabria, quindi non ti sei spostato, non ti sei fatto rapire da una grande città italiana, tipo Milano o Roma… che è una di quelle città che assorbe l’energia e la vena creativa come dice Gep Gambardella in..

“La Grande Bellezza”… guarda, in realtà sono attratto dall’idea di spostarmi, ma non per lunghi periodi. Adesso le cose lavorativamente stanno andando in una direzione di maggior interazione anche con altri artisti di altre città e sarebbe bello poter avere dei periodi della vita in cui non sono sempre a casa mia. Sicuramente rimarrò in Calabria come quartier generale, ma mi sposterò ogni tanto…

 

– A mare vai sempre  a Guardia Piemontese (la località della canzone “Guardia ’82” NDR)?

Si sempre li, perché c’è anche mia madre lì, – (ride) – poi io ho un attaccamento più che altro alle persone. Inoltre alcuni luoghi, ovviamente, mi hanno rapito più di altri. Ma quando penso a tornare a casa, quando dico di tornare a casa, penso sempre a giù (Calabria ndr).  Però sono anche abbastanza libero, non sono uno di quelli che deve stare per forza in Calabria, quindi in qualche modo cercherò di vivere in più posti.

 

–  Parlando di collaborazioni artistiche, ne hai fatte diverse, penso a Dente, Pan del Diavolo, ma ce ne sono molti altri; voi come altri artisti contemporanei rispetto ai cantautori del passato che avevano un largo seguito, voi ne avete uno più ristretto, molto fedele, ma ristretto, perché non riuscite ad arrivare al grande pubblico?

Sicuramente, ti devo dire la verità, non è che non ci dormo la notte se non arrivo al grande pubblico, però sarebbe bello avere la possibilità di far sentire le tue canzoni a tutti.

 

 Secondo te bisogno educare il pubblico?

Non è una questione di educare il pubblico, non l’ho mai vista in questo senso. Io credo che il problema sia che non si riesce ad entrare nel circuito dei media piu grandi e questo puo essere una cosa legata alla musica che proponiamo, e che da chi comanda viene valutata come una cosa lontana dal grande pubblico. Partendo da chi si occupa dei network radiofonici alla televisione. Adesso per esempio è difficilissimo entrare in radio o nelle case discografiche grandi. Anni fa uno di noi poteva tranquillamente finire in RCA, e magari diventare mainstream senza problemi.

 

– Anche perché culturalmente era diverso il concetto di mainstream..

Si, e non ce n’era uno solo. Adesso non c’è molto spazio per queste cose, perché vengono viste come vecchie, come una riproposizione…

 

– E non è assolutamente vero…

Si ma… purtroppo, queste sono le valutazioni che fanno e vanno accettate. Chi comanda da un punto di vista mediatico ha queste idee e questo tipo di visione musicale. In televisione non c’è possibilità di entrare; perciò per raggiungere il grande pubblico rimangono sempre i soliti canali, tipo Sanremo..

 

– A Sanremo hai pensato?

Ma.. guarda, in realtà, non è un pensiero che uno fa, se uno cerca un’opportunità di visibilità più grande, va a Sanremo. Non ci sono altre possibilità, ma è una cosa che avviene nel tempo, se avviene per vie traverse o perché col tempo ti sei creato un pubblico più grande. Tuttavia io non la vedo come una priorità adesso, perché il pubblico di cui parlavi, parlavamo.. prima.. mi permette di andare in giro tantissimo e di vivere di musica. Già questo per me è tantissimo, qualcosa che fino a pochi anni fa era qualcosa di insperato ed era un vero traguardo. Poi è ovvio che su uno riesce con le proprie canzoni, senza fare qualcosa di diverso, a raggiungere sempre più persone, perché no!

 

– Ultima domanda, poi ti lascio andare a cenare, stai pensando alla fine del tour di rimetterti subito a lavoro in studio, a scrivere al nuovo album?

Guarda, ci stavo proprio pensando in questi giorni, penso proprio di si! Magari non in studio, ma mi metterò a scrivere cose nuove, perché c’ho voglia di scrivere.

 

– Magari ci tiri fuori qualche altra bella collaborazione, sarebbe bello anche internazionale: hai qualche aggancio?

Italiane è probabile, straniere non credo. Ma queste penso vengano col tempo.

 

– Mica male sarebbe sentirti tipo con Bon Iver..

Eeeehh magari!! (ride). Credo che però prima devo maturare artisticamente, ma non solo. Anche dal punto di vista delle relazioni, soprattutto se penso che non abbiamo mai fatto una data/puntatina all’estero.  Per collaborare ci vuole la stima che possa portare a una collaborazione duratura.

 

– Secondo me all’estero andresti molto forte fra gli emigrati.. – (Ride copiosamente) – No seriamente, perché le tue canzoni, sono un po’ canzoni della lontananza. Hanno il profumo dell’Italia, ma non di quella da buttare come per altri cantanti (gruppi in particolare)..

Si infatti hai ragione, pensa che negli ultimi tempi siamo in contatto con un’associazione di New York, che ci vorrebbe portare a suonare lì, per gli italiani che sono in America, e penso sarebbe una gran bella esperienza.

 

Va bene, con questa ultima ti saluto, grazie ancora Dario sei stato davvero gentilissimo.

Grazie a te della bella intervista e buon concerto.

 

E a voi di Uki vi diamo invece, il “buona lettura” del Report del concerto.

Gabriele Edoardo Mastroianni

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