Boskovic: intervista…

Luca Bonini Boskovic, in arte Boskovic, è un cantautore vicentino dal sound pop rock britannico con influenze rhythm and blues e beat

“A Temporary Lapse Of Heaven” è l’album di debutto del rocker vicentino Boskovic, un salto (rigorosamente attualizzato) nel passato che fa al caso vostro se il pop rock britannico, dai ’60/’70 ad oggi, vi ha fatto rimpiangere di non essere nati prima

 

Come nasce Luca Boskovic come artista?

Non so se posso definirmi artista, so che quello che metto in musica è sincero, non costruito. Se poi è apprezzato da molte persone e condiviso, ho raggiunto il mio obbiettivo. Penso di essere come un artigiano che plasma la creta o altre materie prime, così io modello la melodia e la composizione col mio sentire, da una buona partenza si ottengono dei piccoli gioielli.

 

“A Temporary Lapse Of Heaven”. Già il titolo prende spunto da quello di un famoso disco dei Pink Floyd “A Momentary Lapse Of Reason”. Diciamo che non nascondi le tue influenze…

La musica dei Pink Floyd mi ha sempre emozionato e colpito nel profondo… è un pilastro portante della mia formazione musicale. Amo gran parte della loro produzione, il modo di sperimentare, il prog melodico, la psichedelia, gli arrangiamenti e le orchestrazioni, il dilatare i tempi esecutivi senza mai cadere della banalità. Che dire…pennellate di genialità e musica che non sente il passare del tempo, anzi.

 

Del primo singolo/videoclip “Just in Town” cosa ci puoi raccontare? È un brano più di altri particolarmente influenzato dalla tradizione rock degli anni ’60 e ’70.

È una scrittura volutamente “easy” nel senso buono del termine. L’idea era quella di scrivere un singolo divertente e che faccia “battere il piede”. L’arrangiamento attinge sicuramente dagli anni ’60 mentre il piglio e il modo di eseguire il brano è più ’70. Volevo suonasse caldo ma anche tosto, insomma una buona miscela tra il pop e il rock.

 

Cosa pensi invece di tutto il filone brit rock anni 90, ne sei affezionato?

Beh! Ci sono state diverse band che hanno dato una nuova linfa a cose sentite e forse in parte abbozzate a metà degli anni ’60, irrobustendo il suono con arrangiamenti più pesanti e decretando un nuovo filone di Brit più moderno; sicuramente Oasis e Blur in primis. Su tutti chi ha innovato maggiormente sono i Radiohead, ma non ho mai approfondito più di tanto l’ ascolto in quella direzione.

 

Leggevo dalla tua biografia che questo disco raccoglie le tue migliori composizioni degli ultimi vent’anni. Come è cambiato il tuo approccio compositivo nel corso di questo non indifferente arco di tempo e come mai ne è passato così tanto prima della pubblicazione?

Sicuramente all’interno dell’album ci sono molte “prime donne” ma nella selezione finale dei brani del cd volevo anche inserire un po’ di varietà melodica e di generi musicali diversi in cui mi sono cimentato in questi vent’anni. Quindi certe scelte sono andate in quella direzione. L’approccio compositivo penso non sia cambiato molto, sicuramente è maturato negli anni, è maturata la capacità di recepire se il pezzo a cui sto lavorando ha delle buone carte da giocare oppure è da cestinare. E’ passato molto tempo dalla pubblicazione perché in passato, per troppo tempo, ho fatto il grave errore di affidarmi a persone che si dicevano interessate alla mia musica, ma che poi non facevano nulla per portarmi a raggiungere un risultato minimo e che mi hanno fatto perdere moltissimo tempo e denaro. Dopo moltissime vicissitudini di questo tipo ho quindi capito che la strada era quella del Do It Yourself e auto-produrmi.

 

Su cosa vertono principalmente le tematiche dei tuoi brani? Sei un sognatore? Sei un accusatore? Sei uno che ama dipingere paesaggi?

I testi non sono il mio territorio naturale; questo però non vuol dire che non abbia dei contenuti che amo condividere con gli altri. Sicuramente non sono un accusatore, anzi sono un po’ nauseato da questi tempi “del tutto contro tutti a prescindere”. Mi piacerebbe ci fosse, da parte della nutrita schiera dei cosiddetti opinionisti, più risposte sentite e meditate, riflessioni, mente fredda, meno pancia per il sensazionalismo e più cervello, ma probabilmente sono pagati per esercitare lo scontro che fa più “audience”. Nelle mie tematiche, quando posso, io indico una via, una possibilità. Non ho soluzioni o panacee per tutti i mali ma lancio qualche concetto o idea su cui riflettere e magari in parte condividere.

 

Qual è stata fino ad ora l’accoglienza nei confronti del tuo progetto? In genere l’Italia è sempre molto ricettiva nei confronti della musica rock filo-britannica.

Ho avuto diversi attestati di gradimento in merito, spero che la cosa prenda piede e certe mie canzoni diventino fruibili a più persone possibili. Un riscontro positivo a qui tengo molto viene dal maestro Gianni Dall’Aglio, che ho avuto il piacere e la fortuna di incontrare di persona recentemente: oltre ad essere un’icona della musica italiana è una persona speciale e squisita. Mi ha contattato dopo aver ascoltato il cd e, oltre ad avermi fatto molti complimenti sinceri, mi ha dato diversi consigli preziosi.

 

Nel tuo modo di comporre hai una mentalità più spontanea ed istintiva da artista oppure un atteggiamento più ragionato, calcolato (diciamo da producer) che vuole confezionare un pezzo? (titolo – orecchiabilità del brano – chiedersi dopo quanto tempo arriva un ritornello)..

Sono decisamente spontaneo, anche se nel mio percorso artistico ho avuto diverse situazioni in cui mi dicevano “fammi il pezzo così, con queste influenze”, oppure “tagliamo un po’ questo perché non rende ecc…”. Ho scritto pezzi su commissione, ma penso non sia questa la strada da seguire, almeno per me. Generalmente le cose migliori mi arrivano lasciandomi trasportare dalla corrente dall’empatia, di ciò che provo e che tento di mettere nel pentagramma.

 

Con la crisi dell’industria discografica oramai la dimensione live per una band è diventata fondamentale. Che ne pensi?

Concordo pienamente: il live, se sei conosciuto e apprezzato, ti porta ad un riscontro economico, ti permette di “mangiare” e quindi anche di proseguire il tuo percorso artistico a tempo pieno, oltre ad essere la parte più bella ed emozionante di questo “lavoro”.

 

Progetti per il futuro e dove possiamo ascoltarti?

Siamo impegnati nella preparazione il tour, speriamo di dare al pubblico e a tutti noi soddisfazioni e che porti buoni frutti. La prima data sarà al Teatro Busnelli a Dueville (VI), poi ne faremo altre a breve e sul sito ufficiale indicheremo tutti gli appuntamenti live.
Il disco è reperibile nei migliori negozi digitali e la copia fisica è ordinabile con Amazon. C’è anche da dire che non sono a corto di nuove songs e quindi una capatina in studio per un nuovo disco sarebbe cosa molto desiderata.

 

Grazie per questa intervista!

Grazie a voi!

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