Anita Blake: la svolta erotica della sterminatrice di vampiri

«Se avessi voluto morire, Edward mi avrebbe uccisa, perché capivamo tutti e due che non era di morire che avevamo paura, bensì di vivere». Anita Blake

«La voce di jean Claude al telefono mi schiaffeggiò come una mano inguantata di velluto, mozzandomi il fiato in gola e lasciandomi del tutto incapace di agire e di pensare, completamente abbandonata al flusso della sua voce e alla sua presenza viva che mi accarezzava la pelle. La voce era sempre stata una delle sue qualità migliori, ma così, al telefono, era assurdo. Se lo avessi incontrato di persona , come sarei riuscita a mantenere le difese, per non parlare della compostezza?»

 

In occasione dell’uscita di “Flirt“, il diciottesimo libro della saga urban-fantasy di Anita Blake, voglio approfittarne per parlarvi dell’intero ciclo.

Innanzitutto, per chi non la conoscesse, chi è Anita Blake?

Nata, come si suol dire, dalla penna di Laurell K. Hamilton, scrittrice americana, è un’ammazza-vampiri. Niente di nuovo, direte voi! Ma tutto questo, la Hamilton ha iniziato a scriverlo nel 1992, aggiudicandosi da allora lodi sperticate di colleghi che le attribuiscono «..la fantasia più fertile della narrativa contemporanea», del New York Times che inserisce regolarmente le sue pubblicazioni nei best seller dell’anno, e fornendo probabilmente ispirazione a tutti quei fenomeni successivi –”True Blood” compreso– che sono stati poi tradotti in film e serie televisive di grande successo. In pratica, Laurell K. Hamilton è la madre mai abbastanza riconosciuta della paranormal romance e della distopia.

Ma entriamo nel dettaglio.

La Hamilton crea,  attraverso le avventure della sua eroina, Anita Blake, un vero e proprio universo parallelo, molto più disincantato (al quale i fan hanno addirittura dato un nome, “Anitaverse“), in cui le considerazioni etiche passano in secondo piano e gli umani convivono più o meno pacificamente con le creature sovrannaturali.

Anita vive a Saint Louis, in un geniale mondo distopico, in cui esistono creature come licantropi, vampiri, fate, ecc., ed in cui i vampiri hanno ottenuto il riconoscimento dei diritti civili e i licantropi sono considerati quasi degli invalidi civili. Laureata in Scienze soprannaturali, la sua primaria fonte di sostentamento è la professione di “Risvegliante” alla Animators.Inc, un’agenzia che si occupa di rianimare i morti; in altre parole, essendo dotata di poteri da negromante (che le permette di controllare i morti, vampiri e zombie inclusi), viene pagata per resuscitare temporaneamente i morti affinché questi possano essere interrogati su questioni legali/poliziesche/ereditarie del tipo “Chi ti ha ucciso? A chi vuoi lasciare i tuoi beni immobili? Ecc…”. La sua fama è però in realtà dovuta all’altra sua attività, quella inizialmente non ufficiale di “sterminatricedi vampiri: la polizia si rivolge a lei per eliminare i “succhiasangue” (e altre creature) particolarmente turbolenti, rei di aver infranto la legge, scuotendo il sottile equilibrio che consente la convivenza con la comunità umana.

La vita sentimentale di questa singolare ragazza dalla pistola facile (ma che al tempo stesso colleziona peluche a forma di pinguino) è assai complessa, sempre in bilico tra l’attrazione per i suoi amanti.

Gran parte del fascino della saga è dovuto allo stile particolare e coinvolgente, a tratti di piglio fumettistico e alle trame mai scontate, solo apparentemente leggere e facilmente fruibili.
Leggendo tra le righe, infatti, chi si intende di tematiche esoteriche noterà che i riferimenti alla strutturazione dei gruppi sovrannaturali si rifanno ad antiche tradizioni piuttosto che alla mera inventiva dell’autrice (questo è evidente soprattutto nella descrizione dei riti “voodoo”, nell’organizzazione del gruppo dei Licantropi e in quello delle Fate).

Laurell K Hamiltonspessore e dimensione reale ai suoi personaggi, ognuno con le proprie piccole manie e idiosincrasie, il proprio modo di parlare e di vestirsi… veramente a tutto tondo!

Le avventure che Anita vive nel corso dei capitoli sono sempre intense e coinvolgenti anche se, negli ultimi libri usciti, il ritmo è iniziato a calare, cosa inevitabile per una saga così lunga.

Va inoltre specificato che nel corso delle varie pubblicazioni, Anita acquisisce consapevolezza in se stessa, nelle sue capacità e nella sua femminilità. Pur restando sempre fedele ai suoi principi, si rende conto che sarà necessario scendere a compromessi per poter sopravvivere.

La narrazione è cruda e lineare, spesso grezza nella forma verbale dei personaggi, e per questo accattivante.

In molti hanno criticato questa saga, sopratutto a causa delle descrizioni molto vivide e forti degli atti sessuali. Forse perchè tutto questo è avvenuto molto tempo prima della diffusione della letteratura porno-soft nelle librerie con i libri di E.L. James, quando chi leggeva la Hamilton o la Ward veniva visto come una sorta di pervertito letterario.

Nel corso dei capitoli della saga si assiste ad un cambiamento nel livello di erotismo: si mantiene relativamente soft nei primi libri, ma a partire dal settimo libro, “Burnt Offerings” (1998) (ed. it. “Dono di cenere“, 2007) le cose si fanno molto più spinte.

Laurell K. Hamilton ad un certo punto della narrazione ha consentito alla sua eroina di praticare sesso esplicito, descritto con dovizia di particolari, con i suoi numerosi amanti soprannaturali, ere geologiche prima di “50 sfumature di grigio”.

 

«Ho sempre inserito la giusta quantità di violenza per questo genere di narrativa, ma ho sempre lasciato poco all’immaginazione. Mi sono resa conto che per coerenza avrei dovuto essere altrettanto dettagliata nel sesso, anche se mi imbarazzava. Perché descrivere gente che muore in modo violento non mi disturbava e descrivere atti sessuali fra persone consenzienti sì? Mi sono chiesta “La violenza mi spaventa meno del sesso?”. È un’attitudine molto americana, anche se non mi so spiegare questa dicotomia. A quel punto ho capito che il sesso è infinitamente più positivo della violenza e che se mi costava tanto parlarne, dovevo sforzarmi a scriverne. E l’ho fatto». Così l’autrice giustifica la sua decisione.

 

Nei suoi romanzi, attraverso la metafora dei “mostri integrati nella società, lei affronta spesso e con tenacia discriminazione, razzismo e maschilismo.

I detrattori della svolta erotica hanno fondato un gruppo su Facebook dove marchiano Anita come “sgualdrina” solo perché fa molto sesso, mentre questo non sarebbe accaduto se fosse stata un uomo. Nella maggior parte delle società è ancora radicata l’idea che alle donne il sesso debba piacere meno degli uomini.

Un consiglio della Hamilton è «..che se il vostro amante non trova necessario imparare a darvi piacere, dovete trovarvene un altro. Il sesso è troppo importante per sprecare la vita intera facendolo male».

 Katia Valentini

 

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