Amy Winehouse: Black Coccodrillo

Parabola discendente di una stella

«…We only said good-bye with words
I died a hundred times
you go back to her
and I go back to
I go back to us
I love you much
it’s not enough
you love blow and I love puff
and life is like a pipe
and I’m a tiny penny rolling up the walls inside…»

 

Amy Winehouse è morta. Aveva 27 anni. Si è aggiunta così alla processione della anime in pena del rock. Tutto come da copione.

Giovane, fragile, eccentrica, geniale, alcolizzata, fascinosa oltre ogni dire Amy è morta sola nel suo appartamento di Londra. Tutto come da copione.

Aveva raggiunto il successo mondiale in giovane età, lo aveva raggiunto senza reggerne il peso e per questo si è lasciata andare, si è lasciata bruciare dalle droghe, dall’alcool. Tutto come da copione.

Ed è proprio di quel copione che vorrei parlare, perché per lei come per altri in passato, il destino ha voluto che la fine tragica seguisse allo sfolgorio dei palchi, all’acclamazione delle folle, all’attaccamento morboso dei fans, ai tanti soldi che non sono bastati a dargli quella pace e quella tranquillità sconosciuta ad ogni spirito inquieto.

Per lei come per altri la vita ha seguito il suo corso in accelerazione, come non ci fosse il tempo di aspettare maturità e vecchiaia. Per lei come per altri il personaggio ha surclassato la persona creando un divario grande come il vuoto che può diventare fatale se unito alla fine di un amore.

Così vanno le cose. Così devono andare.

Amen.

 

«…Over futile odds,
and laughed at by the Gods
and now the final frame…»

 

Piero Maironi

 

 

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