Agosto è il mese più freddo dell’ anno – 15

“Agosto è il mese più freddo dell’anno” (da una canzone dei Perturbazione) è un racconto a puntate. In un torrido giorno agostano, i personaggi qui raccontati, sono coinvolti in una rapina al portavalori. Questo il contesto: il quartiere di Montesacro, tra Tufello, Talenti, Valle Melaina, San Basilio, Fidene, Porta di Roma, Podere Rosa; gli ambienti sono: case popolari, Bar, parcheggi, muretti, scale di condominio, stradoni, buche e cantieri. Come sfondo alla rapina, si parla di amicizia, d’amore, e tra le righe qualche citazione: Pasolini, Calvino, Flaiano, Queneau e Ionesco. Una storia da Nulla, nel Nulla. Un luogo dove i personaggi affrontano le vite come se fossero in uno sceneggiato televisivo, perché qui i Media e la Tv sono l’Ara della cultura, e la legalità un mero punto di vista. Montesacro nel racconto è un luogo dove si dorme, si vive, si muore, soli.
In ogni parte del racconto troverete un link di un brano idoneo a fare da sottofondo alla lettura

Nota musicale:

In macchina Lucia, Melissa, Davide e Filippo

Arrivano in un cantiere sul Tevere, dove in darsena su di una barca all’ormeggio li accoglie Matteo, sbarbato e ripulito – fa un altro effetto, vestito alla marinara, jeans, maglia e golf blu, scalzo. Si sbraccia e fa cenno di avvicinarsi. Fischia nove volte alla passerella e fa il saluto, come un nocchiere: «La mia principessa a bordo»… Lucia lo bacia, e non sulla guancia. Porge poi la mano a Melissa che sale a bordo. Poi tende la mano e saluta Davide con un: «Ed ecco lo sciupa femmine o il fratellino». «Ciao io sono Matteo». La stretta è vigorosa. «Vieni prendiamo i bagagli». Riscendono e dal cofano estraggono due borsoni neri. Entrano tutti nel pozzetto; sulle branda campeggiano quattro borse.

Davide: «Ma dove le ho viste quelle?».
Matteo: «Davide daresti una mano? Scalza le cime, a poppa. Salpiamo subito».
Nel bar Riccardo riprova a chiamare Marta a vuoto, Gianni guarda il giornale.
Riccardo: «Marta non risponde».
Gianni: «Ha seguito i soldi».
Riccardo: «Dici… ‘sta troia».
Gianni: «Poco chiaro, cose serie invece ca’mo fatto co’ a giocata?».
Riccardo: «Che ne so io. Max!!! Manco a di’ che lo vedo sul telefono».
Max: «Famme vède».
Gianni: «Daje che magari na piottarella l’arzamo».
Riccardo: «Scherzi.. stavamo a 20,000 alle otto, se avemo fatto due col Bayern ho giocato un over. Quattro le abbiamo prese, mancava solo il jolly». Gianni si avvicina al bancone prende il messaggero e controlla.
Barista: «Embe?».
Riccardo: «’N attimo, intanto quattro caffè. – Guarda il risultato, è cinque più uno – Cazzo l’avemo presa???».
Gianni:«Oh! Che cazzo stai a di’?».
Massimo: «Che avete fatto?».
Gianni: «Abbiamo vinto, so quasi centomila euro». I tre esplodono in una danza fantastica. Il barman serve i caffè ma i tre continuano a strillare…

Autogrill 

Giancarlo: «Ti amo delizia». Si inserisce nel finestrino porge il caffè e il pacchetto di sigarette a Marta, poi va ad aprire il cofano dietro. Prende delle valige normali. Con un coltello apre quelle nere, prima, e le buste ancora etichettate. Scopre. Ed è incredulo… che sono piene di pezzi di carta fasciati e impacchettati. Un urlo terrificante squarcia l’aria. Subito spento dalla visione della sua pistola puntata in faccia.
Marta: «Ma quanto sei stronzo?».
Giancarlo: «Ahahah… e che vuoi farci. Non c’è niente qua».
Marta: «Non mi interessa, è che mi fate schifo, mi sono rotta i coglioni di tutti voi merde. Speravo di svoltare ma visto che non è aria… è che siete dei falliti. Comunque te l’hanno fatto il culo e tanto basta, bastardo a te e a quello scemo di Riccardo, metti le mani dietro la schiena». Giancarlo ubbidisce. Lei gli mette la fascetta da elettricista e stringe, poi gli slaccia e cala i pantaloni, legando la cintura alle caviglie. Squilla il telefono risponde: «Bene sono qui» e alza il braccio. Spara due colpi.
Arriva un furgone Volkswagen nero. Si affaccia Fabione sorridente: «Allora? Deciso?». Marta: «Si, questa merda non la digerisco più, vengo con voi. E poi ti amo cretino!» Lo bacia e ride.
Fabione: «Je devo mena’?».
Marta: «no ce pensano loro»
Prende la pistola spara un colpo poi la getta davanti all’ingresso del bar, dove sosta la macchina della statale. Un poliziotto esce dal bar correndo, cornetto in mano. Guarda la pistola, guarda Giancarlo, si avvicina. Giancarlo inizia a saltellare . Il poliziotto vede le borse gli corre dietro e lo agguanta.

Nota musicale:

Il furgone viaggia sull’Aurelia

Marta appoggia la testa sulla spalla di Fabione.
Sulla barca in mare aperto.
Melissa Lucia e Davide nel pozzetto, arriva Matteo con un vassoio di bicchieri e una bottiglia di champagne.
Davide: «Ma come l’hai capito?».
Lucia: «Semplice. Marta faceva troppe domande, non le era mai fregato di nulla al lavoro né di niente altro, stava sempre al cellulare. Poi inizia a fare domande dei furgoni e degli incassi. Così ho capito. Quando poi è arrivata la notizia che mi licenziavano a quel punto mi è venuto di vendicarmi, poi è bastato fare lo scambio delle sacche. L’occasione era ghiotta, davanti a me c’erano gli incassi per 700,000 euro, il colpo era in corso, ho solo messo via le sacche».
Matteo: «Noi ci frequentiamo da un po’, quando mi ha raccontato questa storia è bastato fare il matto per un paio di mesi che ho beccato tutti i movimenti. Nessuno nota un barbone. Rimessa la barca in acqua non restava che aspettare, speravo solo che facessimo in tempo”.
Melissa: «Io avevo il posto dove andare e te, bacia Davide».
Lucia: «Mancavi solo tu, il mio imbranato».
Davide: «Quindi non ho rimorchiato».
Melissa: “Te lo abbiamo fatto credere, ma che fatica, e non ci provare mai più, ora tu sei il mio rapitore di nani e bambine indifese». Brindano, la barca scorre verso il largo. L’ultima immagine è il nome della barca. “Cidrolin”.
Nota musicale:

Epilogo

Eccellentissimo duca D’auge,
Amico mio, ti scrivo da questa piccola isola, seduto davanti al mare, supplicandoti di venirci a trovare. Sarai nostro ospite e compagno di ventura, come, quanto e come vorrai. Lo scrivo mentre guardo l’effetto di un libro che mi hai regalato, come se fosse un sogno, accompagnato dal lieve russare di una bimba, coccolata tra le braccia della madre. Non sai quanto è bello qui, il mare è limpido, la terra carica di profumi. C’è tempo per leggere, ed inverno quando scende la bora e il vento piega quei pochi alberi che si avventurano a salire oltre la cresta dei grifoni, per scrivere, per sognare, per fare l’amore. A settembre è nata la piccola Sara. Ora ho il tempo di amare e di sorridere alla vita. Dalla finestra vedo le barche di pescatori, tornare la mattina presto. Matteo scende a prendere il pesce. Lucia, prepara un caffè in cucina al piano di sotto, ne sento l’odore salire. Stare qui ha modificato la nostra vita, l’ha resa semplice. Siamo stati bene accolti. Matteo, noleggia la barca ai turisti e io cucino nella locanda che affaccia sul porto. La locanda si chiama “Arca” in tuo onore. Melissa, ha dipinto tutta la casa di azzurro e bianco e disegnato pesci e strane ninfe nude, sirene, e altri buffi mostri marini. Mi ha chiesto poi di mantenere un promessa, e abbiamo lasciato una stanza per te. Vorremo davvero che venissi qui per viverla la tua vita, e non per fartela raccontare. Noi in fondo siamo stati fortunati a trovarci. Ti vogliamo bene. Spero che tu ci raggiunga presto. Alle volte “il sogno e la realtà si confondono”. Spero a presto.
Il tuo amico Davide

Fine?

Il duca D’Auge
Seduto sulla poltrona, Fabio Il Libraio apre gli occhi, stava dormendo.
Accende il lume sul comodino, guarda il libro che stava leggendo:
“I fiori blu”, lo guarda con più attenzione, tra le pagine, c’è un foglio di carta e una lettera.
La prende guarda il mittente Davide. C’è l’indirizzo di un isola dell Adriatico. Grecia.
Si alza va in bagno si lava il viso. Guarda la sua immagine nello specchio. Torna in camera. Si veste: prende la gruccia si infila la camicia bianca, un vestito di lino color mattone e si mette la busta in tasca. Prende soldi da una scatola di latta. Una mazzetta. Rompe la cornice di una foto di una coppia che ride. Sorride e l’infila nella tasca interna.
Riempie una valigia di cuoio, di qualche maglia, dei libri e qualche oggetto di toletta.
Con calma si pettina, mette l’unguento, e alla fine si calza il panama. Prende la borsa di cuoio. La poggia al piede destro. Poi dalla tasca prende un acciarino a benzina. Prende il libro, ci accende il fuoco Lo getta tra gli scaffali carichi di libri.
Mentre divampa il fuoco , lui chiude la porta e se ne va.

di Daniele de Sanctis

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